martedì 26 ottobre 2010

BURIED- SEPOLTO (R. Cortés, 2010)

Paul Conroy (Ryan Reynolds) si sveglia in una cassa da morto, sepolto. Ha con sé un cellulare, un accendino, una matita. I minuti passano, la batteria del cellulare si sta scaricando e la sua vita è appesa a un filo.

Al suo secondo lungometraggio, Rodrigo Cortés punta tutte le carte sull'aspettativa. Dirige ed impacchetta un film e, letteralmente, l'unico interprete per provocare un effetto deciso nel pubblico. Ci mette dentro suspence e qualche goccia di Iraq che, di questi tempi, va sempre bene. Non sia mai che dovessimo pensare che il Medio oriente non è una polveriera pronta a distruggere la vita di qualsiasi cittadino. E in un colpo sbaraglia l'aspettativa di un film che in poco spazio potrebbe davvero uscirne grande.

Seppur riscattato da un finale asfissiante (ancora una volta, letteralmente), la tensione che dovrebbe percorrere tutta la vicenda è stemperata di continuo dal tono canzonatorio e scostante di chi sta all'altro capo del telefono. Non ultima, anche la telefonata alla madre tira fuori qualche segno di dissenso, caricata di una drammaticità fuorviante.

Buono il lavoro di regia che si muove in modo spigoloso e, all'occorrenza, disinvolto quasi a partecipare alla sepoltura del protagonista. Nell'allontanarsi dal corpo, dando profondità alla cassa, la macchina da presa spinge dietro di sè la parete, complice nel decidere se e quanta aria dare al prigioniero.
Reynolds, dal canto suo, fa un buon lavoro, ma l'ansia e la claustrofobia non passano a sufficienza da poter contagiare. Gli ultimi minuti valgono da riscatto -ripeto- ma, in un film che punta tutto sull'effetto realistico, le domande che restano sono troppe: perchè lo hanno sepolto invece di rapirlo come hanno fatto con gli altri? Perchè ancora l'Iraq? Perchè Ryan Reynolds non sembra un camionista? (Una volta che si prende il via con le domande ogni dubbio diviene lecito...)

RICETTA
Cosa vorreste mangiare se foste costretti in una cassa per un paio d'ore senza sapere se ne uscirete vivi? Ehm...probabilmente niente. Allora faccio una domanda analoga. Quale sarebbe un piatto di cui sentireste una mancanza irrisolvibile se doveste rinunciarci? Non mi resta che proporvene uno. Provatelo e non riuscirete più a dimenticarlo...
FOCACCIA RUSTICA IMBOTTITA
250g di Farina 00
15g di lievito di birra

150ml di acqua tiepida

1 cucchiaio raso di sale

per il ripieno:
50g di fontina

patate

pancetta affumicata in fette sottili

rosmarino

1 spicchio d'aglio
sale q.b.
Stemperate il lievito in un terzo dell'acqua e lasciatelo riposare 15 minuti (potete aggiungere un pizzico di zucchero). In mezzo bicchiere di acqua tiepida sciogliete il sale. In una ciotola stemperate la farina, aggiungete il lievito e cominciate a lavorarla con un cucchiaio di legno. Poco a poco aggiungete l'acqua rimasta e il sale sciolto. Procedete impastando energicamente con le mani. Appena l'impasto è consistente continuate a lavorarlo su un piano infarinato usando tutta la mano. Dopo circa 10-15 minuti, sbattete la pasta per liberare il glutine, rimettetela in una zuppiera, coprite e lasciate lievitare per 2 ore.
Intanto prendete 3-4 patate. Lavatele bene e tagliatele in sottili fette tonde senza togliere la buccia. Adagiatele su una teglia ben oleata con l'aglio e il rosmarino. Infornate a 200° per circa 30 minuti. Trascorse le 2 ore, lavorate un altro pò la pasta sulla spianatoia infarinata. Oleate una teglia tonda e stendetevi sopra metà dell'impasto. Riempite con uno strato di patate, uno di fontina, uno di pancetta e ancora uno di patate. Chiudete con la pasta restante. Oleate la superficie stemperandola con qualche ago di rosmarino e qualche granello di sale (meglio se affumicato). Infornate nel piano medio del forno alla temperatura massima per 15-20 minuti.


1 commento:

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