lunedì 28 febbraio 2011

AMORE E ALTRI RIMEDI (E.Zwick, 2010)

Jake Gyllenhaal, in possesso di un fisico notevole lasciatogli in eredità dalle riprese di Prince of Persia e bisognoso di mostrarsi nuovamente nudo, è Jamie, giovane attraente nel circuito arrivista dell'America anni '90. Con un sorriso può avere ogni donna, e tra un lavoro e l'altro arriva a rappresentare un'importante industria farmaceutica. Tutto va a meraviglia ed un giorno incontra Maggie (Anne Hathaway), ragazza bellissima ma affetta dal morbo di Parkinson. Presunto incapace di provare amore lui, resa schiva e diffidente dalla malattia lei, i due proveranno ad andare incontro al loro amore.

Edward Zwick si cimenta con una storia vera. Se l'aspetto romantico fa da padrone, non troppo velati sono i riferimenti all'opulenza americana che specula sull'industria farmaceutica. Jamie appartiene ad una famiglia di illustri medici, il fratello cicciottello e occhialuto sfoggia una moglie bionda e prosperosa vantando le proprie disponibilità economiche e tutto è bellissimo. Nel quadretto familiare proprio Jamie, il cocco di papà, sembra ostinarsi a fare la pecora nera .Ma non impiega molto tempo ad essere anche lui attratto e ristabilito nel sistema che sembra fuggire.

Il regista, dunque, parte dalle premesse di  una commedia romantica: lui è bello nudo, lei è bella nuda (innumerevoli i riferimenti a quanto siano belli i seni della Hathaway), lui ha un fratello imbarazzante che si trasferisce nel suo appartamento (ricordate l'amico strafatto di Hugh Grant in Notthing Hill? Qualcosa di simile ma grasso e poco divertente). Fin qui tutto al solito. Poi le acque si fanno più torbide.

Lei ha il parkinson, e già a questa notizia il terrore da "sindrome da Autumn In New York" comincia ad avvicinarsi. Lui fa soldi grazie al viagra e ci si mette di mezzo la riflessione sul commercio della pillola dell'amore, non troppo lontana dagli psicofarmaci spacciati fino all'attimo precedente. Una società abbagliata dal denaro bisognosa di psicofarmaci, votata alla cura del sé nella costruzione delle sue proiezioni di successo (Trey Hannigan, il rappresentante più ricco e forte, è un prozac-dipendente), tanto che un barbone riesce a trovare lavoro e a ripulirsi solo dopo aver rubato Prozac per giorni. Ma, allo stesso tempo, società incapace di curare malattie devastanti come il morbo di Parkinson. Il film prende una piega diversa. 

Jamie sa di poter vincere la malattia di Maggie, perchè lui non ha mai detto "Ti amo", e se può innamorarsi lui, lei allora guarirà. E' felice e contento finchè un uomo sposato da anni con una malata gli apre gli occhi sulle reali implicazioni del morbo. Allora Jamie va nel panico, muove il mondo in cerca della cura e con il fallimento dei suoi tentativi, ecco sfaldarsi ogni costrutto psicologico rilevante nella sceneggiatura. Si lasciano  perchè lui maschera la paura dietro un'apprensione concitata e ostinata ecc...ecc...

Cosa c'è che non va? C'è che la carne messa al fuoco è troppa e poco cotta. A cominciare dai protagonisti. Saranno belli nudi, ma la caratterizzazione psicologica di ogni personaggio va scemando al primo accenno di profondità emotiva. Forse l'unico convincente è Bruce Winston (Oliver Platt), il socio di Jamie, che almeno fornisce un ampio margine di comprensione al perchè delle sue scelte. Il resto diventa gradualmente uno scialbo amalgama di figure prive di spessore per culminare nel prevedibile lieto fine senza alcun sospiro di sollievo.

RICETTA
La ricetta di oggi ha il dono di essere, al palato, qualcosa di completamente diverso da quanto ci si aspettasse. E' molto semplice da fare ma, a differenza del film, mette insieme ingredienti apparentemente discordanti per poi riuscire in un amalgama di sapori ben concertati.
POLLO AL LATTE
1 pollo in parti
latte intero o parzialmente scremato q.b.
aceto
sale
In una pentola capiente e a sponde basse, disponete il pollo salato. Versate un bicchiere e mezzo di aceto di vino bianco ed una quantità di latte tale da coprire quasi del tutto il pollo. Cuocete a fiamma moderata.
Affinchè la ricetta riesca bene, ci sono poche accortezze da seguire. Se il pollo non è stato privato della pelle, non è necessario mettere olio al fondo di cottura, in caso contrario, invece, sarà bene metterlo. Se si tratta di un pollo di allevamento, allora toglietelo dal fuoco non appena sarà cotto, lasciando che la salsa continui a cuocere fino ad ottendere un composto denso e fondamentalmente grumoso. Nel caso di un pollo ruspante, lasciatelo pure in pentola per tutto il tempo necessario alla salsa di cuocere. Attenzione al fondo di cottura, sorvegliate e mescolate spesso affinchè non si bruci.

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