giovedì 29 aprile 2010

Ipazia


Il libro di A. Petta e A. Colavito ha tentato di dare ad Ipazia (IV sec. d. C.) la voce che le persecuzioni dei cristiani a danno dei pagani le tolsero. Di lei non rimane che l'aura, non uno scritto né un racconto. La sua voce si è dissolta con le ceneri della biblioteca alessandrina. La scienza dei secoli a venire forse avrebbe potuto giovarne se lei e il sapere che custodiva fossero stati risparmiati all'ondata oscurantista.

Questo è il mito Ipazia.A. Amenàbar ne ha fatto un film (Agorà, 2009). A complicare il lavoro di ricerca, già privo di fonti biografiche certe, c'è un'ambientazione storica assai contrastata e difficile. Pagani, ebrei e cristiani allo stesso tempo vittime e carnefici di una distruzione dilagante e incontrastata.
Dunque, da un lato lo splendore della filosofia, dall'altro la barbarie devota al fanatismo religioso. In questo binomio viene fuori un film troppo occupato nella messa in scena della barbarie, resta in ombra tutto il resto.Ipazia sfiorisce, la scienza appare essa stessa come fanatismo, irrompendo di tanto in tanto tra una carneficina e l'altra. Se nel libro si accarezza l'idea che una donna geniale possa aver intuito le leggi di Keplero ed Einstein alla fine del 300 d. C., qui le stesse teorie vengono scodellate una dietro l'altra decorando di assurdità la scena.

Amenàbar è un regista di grande talento che, però, fatica nel rimettere insieme i pezzi di una storia complicata da districare. La luce è troppo fioca per opporsi alla tenebra, neanche la bella Rachel Weisz ne esce illesa.Ipazia rimane comunque una delle figure più emblematiche della tradizione neoplatonica. Se le immagini abbondanti non ne celebrano giustamente il merito, valgano per esse pochi versi del poeta Pallada il Meteoro:
Quando io ti vedo e odo la tua voce ti adoro, guardando la casa stellata della vergine: poiché i tuoi atti si estendono al cielo, o divina Ipazia, ornamento di ogni discorso, stella purissima dell’arte della sapienza.


A questo punto il compito che mi sono assegnata diventa assai difficile. Non mi resta che consigliare una ricetta egiziana. Il film costruisce un'ambientazione sufficientemente suggestiva ... si può immaginare di scendere nelle strade di Alessandria gustando un dolce nato dalle sue terre.
KONAFAINGREDIENTI
1/2kg di pasta fillo tagliata a pezzetti
2 panetti di burro non salato disciolto
ripieno cremoso
4 cucchiai di crema di riso (o riso macinato finemente)
2 cucchiai di zucchero
1/2 tazza di zucchero
2 tazze e 1/2 di latte
1/2 tazza di panna
sciroppo
1 1/4 tazza di zucchero
1/2 tazza d'acqua
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaio di acqua di rose o di acqua di fiori d'arancio

Miscelate crema di riso, zucchero e mezza tazza di latte per creare una pasta morbida. Portate 2 tazze di latte ad ebollizione, aggiungete il composto mescolando continuamente fino ad ottenere un composto molto denso. Fate attenzione a che non si creino grumi. Fate raffreddare e aggiungete la panna.
Preparate lo sciroppo mettendo tutti gli ingredienti in un recipinete, cuocete a fuoco medio, unite a cottura ultimata l'acqua di rose. Ponete in frigorifero.
Prendete metà della pasta fillo, impastatela con metà del burro fuso ed adagiatela sul fondo di una teglia. Versateci sopra il ripieno cremoso e ripetete l'operazione con l'altra metà della pasta che stenderete sul ripieno. Infornate a 170° per 10-15 minuti. Togliete dal forno e versateci lo sciroppo freddo.


3 commenti:

  1. Mentre cercavo di addensare il latte, i miei pensieri...no no, non sono credibile, il konafa della foto si limiterà solo a farmi venire un'acquolina in bocca inappagabile.
    invece, la vera riflessione, me l'ha causata il film stesso quando l'ho visto. ancora una volta ci troviamo di fronte a un adattamento (inutile disquisire sui noti cambiamenti necessari nel passaggio di un'opera da un medium a un altro) da un libro. purtoppo non ho granché da dire a proposito, perché non ho letto il libro, né penso lo leggerò, non amando particolarmente queste (pseudo)biografie di cui il film ha acontribuito ampiamente a mostrarmi, come hai ben detto tu, rignfiamenti mitizzanti non indifferenti.
    invece, eccolo lì il simpatico direttore cileno, che si mangia le unghie seduto sulla poltrona rossa che gli hanno assegnato, la notte in cui si annuncerà la mejor pelicula spagnola dell'anno, in attimi infiniti che decretano vincitrice 'Celda 211'. non mi stupisce, né mi stupì a suo tempo ( Celda l'ho visto dopo, potere dei Goya) benché, a differenza dell'argentino 'El secreto de sus ojos', anche il film di mozón ha i suoi lati bui. in quel caso però si tratta dell'inevitabile altro lato di qualsiasi medaglia.
    'Agorá'l'ho visto in lingua originale,, dentro un cinema spagnolo, a pochi giorni dalla sua uscita. ora,in generale non so dire se mi è piaciuto o no, sicuramente ho avuto la sensazione che i soldi spesi per molti effetti scenografici se li sarebbero potuti risparmiare. Non avendo letto il libro non so se imputare certe incongruenze al soggetto originale o al regista: la preponderanza delle lotte religiose e fanatiche, per esempio, vere protagoniste del film e che sembrano rivestire una carica allegorica (sto abusando del concetto di allegoria, pensiamo a una sorta di interpretazione figurale auerbachiana, và) nella misura in cui rimanderebbero alle assurde lotte religiose, prima di tutto però politiche si sa, di oggi. il problema non è neppure l'ovvietà di questo proposito, è proprio, secondo me, di tipo cinematografico: immersi nell'ossessione di focalizzarsi su queste lotte, l'incastro tra le stesse e la vita della filosofa sembra spesso forzato, creando un'alternzanza di 'macro' e 'micro' che mina ancor di più quel poco di verosimiglianza nella storia che solo un contesto storico non ambiguo ci potrebbe dare. Questo, dal momento che la stessa figura femminile protagonista, al di là dei meriti intellettuali e culturali che sicuramente ebbe storicamente e che si vorrebbero ricordare, nel film, con i suoi 'eureka' anticipatori di secoli e strumenti astronomici galileiani, sembra la wonder woman dell'astrofisica occidentale.

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  2. E in questa furia di marcare i personaggi, trascinandosi dietro, questo film, ancora i resti della postmodernità fumettistica, i cristiani si definiscono anacronisticamente 'soldati di dio'. il problema non è nella definizione, ma nel tempo: la storia infatti si svolge nel IV sec. d. C. E qui sono gli scrittori o il regista colpevoli di cotanto misfatto?? (confermo: il termine nacque intorno ai secoli X-XI e si sviluppoò in concomitanza con le crociate, fino ad essere istituzionalizzato dalla chiesa nel 1217, insomma...io di questo mi sono accorta DURANTE il film). E non parliamo del fazzoletto col sangue mestruale: forse è questo il momento in cui la stessa filosofia è considerata un'ortodossia?
    Non è che si cerchi la verosimiglianza quando non si può avere o quando il film manifestamente non se lo proporne: ma qui in che ambito ci muoviamo, se la ricostruzione storica sembra fatta (sembra, dico, come le scene del titanic che affonda nel film di cameron) con cura dei particolari e poi il risultato è sconcertante prorpio da questo punto di vista?
    in ogni caso, sempre grazie ai generi medievali possiamo consolarci: almeno uscendo dalla sala, con un mezzo sorriso malizioso (la pubblicità fatta al film prima dei Goya in Spagna è stata tantissima), un exemplum di vita costante e dedita allo studio, potrebbe stimolarci all'imitatio. Chissà che tra 2000 anni qualcuno non mitizzi la figura di Rita Levi Montalcini.

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  3. Sto pensando ad una Levi Montalcini wonder woman riproposta nel futuro 3000a.D.
    Aggiungerei un'altra incongruenza a quelle da te evidenziate: Ipazia, nel film, parla indisturbata al Congresso!!!Che il prefetto le dia credito, ok (dato che da lei vorrebbe altro). Ma che lei entri ed esca come se nulla fosse, dando consigli ed indirizzando le scelte degli uomini in assemblea, è assurdo. Il libro non è spudorato quanto il film. Si concentra prevalentemente sulla figura di Ipazia immaginandone la vita. Tuttavia, non l'ho ancora finito di leggere ... ti terrò aggiornata nel caso in cui i cristiani parlassero di andare ad un incontro con papa Pio XII o con Ratzinger....magari....

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