giovedì 29 aprile 2010

COSA GUARDO IN TV?

Una generazione intera, e forse anche di più, ha perso l'uso di andare al cinema con regolarità. La colpa è della tv, sicuro. Ma la colpa è anche della poca passione che siamo in grado di investire nelle cose. Con la perdita degli ideali abbiamo guadagnato in pigrizia ed inerzia.
Quando la tv ancora non esisteva o, meglio, non era diffusa ad uso domestico, un grande studioso parlò dell'invenzione. Inizialmente entusiasta della possibile evoluzione tecnologica, sperò nella televisione come nuova piattaforma cinematografica. Poi riflettè sul cinema, sul calore nella sua esperienza, e capì che la televisione poteva essere utilizzata in un modo diverso da quello auspicato.

Lo studioso era Rudolf Arnheim, l'anno il 1935. Concludeva così la sua riflessione:
Il malinconico eremita, chiuso nella sua stanza, a centinaia di chilometri da dove gli par di vivere realmente, lo "spettatore" che non può neanche ridere o applaudire senza sentirsi ridicolo, è il prodotto finale di una secolare evoluzione che ha portato dal fuoco dell'accampamento, dalla piazza del mercato e dall'arena all'attuale consumatore di spettacoli in solitudine.
(R. Arnheim, Vedere Lontano)


Fa quasi paura notare quanto Arnheim abbia realmente "visto lontano" (tele-visione vuol dire proprio questo). Ed oggi le scatole luminose proliferano nelle case. Se una volta ci si riuniva tra vicini per guardare Sanremo, oggi ogni stanza della casa accoglie una solitudine diversa.
Allora l'unica soluzione è: cosa guardare in tv?
Un film nato per il cinema subisce lesioni non indifferenti nell'essere rimpicciolito, frammentato e diffuso nel palinsesto televisivo, tuttavia alcuni film possono uscirne addirittura rinnovati e migliorati. Uno di questi è sicuramente Hairspray (A. Shankman, 2007), in onda Mercoledi 28 Aprile su Italia1.

Le mancanze di questo remake di un precedente di J. Waters del 1988, assolutamente politicizzato e critico nei confronti dell'America reaganiana, si sentono poco attraverso la tv. L'aria scanzonata (è il caso di dirlo) e le allusioni ironiche alla sessualità da godere come un piatto abbondante, calzano a pennello nel contesto televisivo. Il film risulta essere politically correct addolcendo fuori misura la tematica razzista e repressiva, come se oggigiorno il problema fosse fuori moda. Tuttavia sono proprio le interruzioni pubblicitarie e la distanza obbligata dallo schermo tra lo spettatore e John Travolta in gommapiuma a rendere il film una piacevole commedia musicale. Le canzoncine orecchiabili e spassosamente sarcastiche fanno il resto.

Se ciò non bastasse ad assegnare una nota di merito all'esperienza, basti dire che tutto il film è un continuo invito alla tavola. Ciambelle, torte, cotechini, biscotti ... ogni frase, immagine, suono, è cibo. Persino la battaglia musicale tra bianchi e neri ha per motivazione la vaniglia potrà piacere a molti, ma il buon cioccolato ha un sapore migliore (le parole non sono proprio queste, ma a senso ci siamo).
Allora, poichè la pubblicità arriva proprio nel momento dell'acquolina, e dura per una quantità di tempo sufficiente, si può preparare una dolce alternativa al solito pop corn.

POP CORN AL CARAMELLO
INGREDIENTI
150g di chicchi di mais per pop corn
200g di zucchero
1/4 di succo di limone
olio di semi

Preparate i pop corn mettendoli in una padella con pochissimo olio e coperta.
In una casseruola ponete lo zucchero, aggiungete 3-4 cucchiai d'acqua e il succo del limone. Cuocete a fuoco basso mescolando con un cucchiaio di legno fino a che lo zucchero abbia assunto un colore dorato. Aggiungete 2 cucchiai d'acqua fredda, togliete dal fuoco e versate sui pop corn.

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