lunedì 19 dicembre 2011

SUPER, Attento crimine! (J.Gunn, 2010)

Frank Darbo (Rainn Wilson) vive una vita tanto poco soddisfacente da vantare solo due momenti felici: il "sì" di sua moglie (Liv Tyler) il giorno del matrimonio, e l'aver indicato ad un poliziotto la direzione verso cui era fuggito il malvivente inseguito. Una mattina, però, la moglie lo lascia per un boss di quartiere (Kevin Bacon) e lui precipita nella disperazione più nera. Non gli resterà che diventare un supereroe per sconfiggere il cattivo e riportare a casa la bella Sarah.

Con una faccia da bambinone, i capelli ostinatamente indomabili e la pancia prominente, Frank di certo non può contare sull'avvenenza per potersi riprendere Sarah. A suo sfavore gioca anche un carattere decisamente innocuo. E così l'evento risveglia tutti insieme i rancori di una vita, generati dai tanti soprusi subiti dalla più tenera età, urlati a Dio che non ha serbato nemmeno un briciolo d'amore per il povero Frank. Senza un'arma che sia una dote innata, l'unica soluzione rimane diventare un supereroe. E come si diventa supereroe senza superpoteri? Lo si impara dalle guide più valide: i fumetti.

Persino tra i cultori dei fumetti (notoriamente dei disadattati, n.d.) Frank diventa un elemento di derisione, chiedendo quello che ha per protagonista l'improbabile "Super Gesù" con tanto di tutina, maschera e morale spicciola. Perché proprio Gesù lo ha prescelto per combattere il crimine, ed il dito di Dio gli ha toccato il cervello con l'ausilio di tentacoli palesemente fallici che gli hanno scoperchiato il cranio (inutile ogni precisazione circa possibili letture critiche verso la fede che degenera in fanatismo religioso e furia cieca nei casi estremi). Frank si traveste in Saetta Purpurea, e presto accanto a lui si accompagna Saettina, una sboccata, esaltata e quanto mai ammiccante Ellen Page. E le donne, si sa, portano sempre un pò di colore -che in questo caso è" rosso budella"- alle storie.

La vicenda di Frank ricalca, per macroscopiche analogie, quella del più celebre Kick-Ass, ma con la disillusione dell'età adulta. Super rinuncia totalmente al politicamente corretto incedendo nella messa in scena del patetico e nell'esibizione dello splatter più convinto. Purtroppo l'apoteosi si consuma troppo in breve, perdendo di incisività dopo essere stata annunciata in modo assai promettente. Sangue, esplosioni e teste sfondate stanno comode comode tra una scena di sesso goffa e brillantemente imbarazzante, ed una conclusione disarmante perchè realistica. Una pellicola a bassissimo budget che vanta un cast eccellente che partecipa più per gloria che per denaro. Nel complesso sembra stridere un pò il legame poco rifinito tra divertimento spicciolo e male di vivere che, tutto sommato, si perdona ad un'opera che ha meno pretese di quante avrebbe potuto.

RICETTA
Qua ci vuole una ricetta che ci dia i superpoteri. Una ricetta capace di renderci frenetici, felici e forti, un dolce che contrasti la malinconia, prima di trovarci seduti a contemplare ricordi di altri appesi a un muro, con un coniglio come unica compagnia (non sto vaneggiando, guardare il film per credere!).
TORTA AL BURRO ALLO ZENZERO
300 g di Farina "00"
2 cucchiaini di lievito in polvere
2 cucchiaini di zenzero in polvere
180 g di burro morbido
150 g di zucchero di canna
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
3 uova grandi
sale

.Per la panna allo zenzero:
2,5 dl di panna fresca
2 cucchiai di zucchero a velo
1 cucchiaino di zenzero in polvere
Preriscaldate il forno a 180°. Imburrate, infarinate e rivestite di carta forno due tortiere di 20 cm di diametro.
In una ciotola a parte mescolate la farina, il lievito, lo zenzero e un pizzico di sale. In una terrina lavorate il burro, lo zucchero e la vaniglia con le fruste elettriche fino ad ottenere una crema chiara. Diminuite la velocità dello sbattitore ed incorporate le uova, uno alla volta. Diminuite al minimo la velocitàed unite gradualmente le polveri che avevate messo nella prima ciotola. Versate metà dell'impasto in ogni tortiera.
Fate cuocere per 25-30 minuti. Controllate la cottura infilando uno stuzzicadenti al centro. A cottura ultimata lasciate intiepidire 10 minuti nella tortiera prima di sformare. Eliminate la carta e lasciatele raffreddare. Per la farcitura, montate a neve la panna con lo zucchero e lo zenzero. Spalmate su una delle due torte e sovrapponete sopra l'altra.

giovedì 15 dicembre 2011

L'ULTIMO TERRESTRE (G.A.Pacinotti, 2011)

Luca Bertacci (Gabriele Spinelli) lavora come cameriere al Bingo. Vive in un appartamento fatiscente ed è segretamente attratto dalla sua vicina di casa Anna (Anna Bellato). Non le ha mai rivolto parola, le uniche donne che frequenta sono prostitute contattate attraverso annunci. Nella sua vita non accade nulla di sconvolgente, ma presto arriva la notizia di un'imminente invasione aliena.

Gli alieni stanno arrivando sulla terra. Come potremmo sfruttarli economicamente? Costituirebbero una risorsa per il calcio? Le domande che gli ascoltatori di un programma radiofonico riescono a porre non vanno oltre. E il film comincia.
Questo di GiPi (Gian Alfonso Pacinotti, il noto fumettista, si trova per la prima volta dietro la macchina da presa, a mettere in scena un'opera tratta dal fumetto di un altro. Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti) è un piccolo gioiello nella filmografia italiana degli ultimi anni, che guarda con occhio clinico e sarcastico agli aspetti più laidi dell'umanità. Il senso generale è pervaso dallo squallore. Corpi grotteschi si muovono al buio o sotto le luci al neon. Ogni essere umano è capace di esternare cattiveria, che si tratti di uccidere, senza alcuna ragione apparente, il gatto della propria fidanzata o di massacrare un uomo. Nessuno osa provare compassione.

In mezzo a tutti c'è Luca Bertacci, con le sue teorie ciniche sulle donne, una timidezza ai limiti del patologico e un unico amico, Roberta. Roberta è un transessuale che si prostituisce per strada. Neanche tra le prostitute esiste empatia, si muovono come corpi solitari seppur in gruppo, insultandosi per nulla. Luca è stato l'unica persona a trattare Roberta con gentilezza, è il motivo del loro rapporto. Lui le confida ogni cosa, è l'unica persona con cui non prova alcuna inibizione nell'esprimersi, nella familiarità del sentimento riesce a sentirsi libero.

Ed infine ci sono gli alieni in arrivo. Paradossalmente gli esseri che provengono da un altro pianeta suscitano meno clamore e meno ripudio di un qualsiasi essere umano. L'unica aliena visibile nel corso del film (interpretata da Sara Rosa Losilla), viene accolta ed amata dal vecchio padre di Luca (Roberto Herlitzka, come sempre impeccabile), ma non viene respinta né oltraggiata da nessuno, cosa che invece accade a Roberta. Le due figure sono paradigmi dello "straniero" inteso come "diverso", e declinate nelle sole due accezioni che sembrano possibili: il diverso ripudiato ed umiliato, ed il diverso accettato ma tenuto nascosto.
La frustrazione si fa odio che esplode nel peggiore dei modi. Nessuno sembra esserne immune, e la prima debolezza, il primo segno di cedimento è già anticipazione del peggio che accadrà. L'aliena scrive "già so come andrà a finire", e come lei tutti gli altri visitatori della nostra sfera di cattiveria. Il finale si annuncia inevitabile. Il messaggio apocalittico sta nell'affermare che l'unica salvezza o punizione è da affidarsi ad un'entità differente (superiore, se si considera il valore etico), l'umanità non è in grado di giudicarsi da sola, non è possibile una catarsi. Non ci resta che aspettare qualcuno ci porti in salvo. Uno straniero.

RICETTA
Questa volta contravverrò ai miei soliti propositi. Non cercherò una ricetta che si accordi al film, ma risponderò ad una richiesta esplicita, quella di divulgare le ricette di alcuni dei piatti che ho in programma di cucinare nelle feste natalizie. Mi è d'obbligo un ringraziamento speciale agli chef Alessandro Vassallo e Fabrizio Sepe, che mi hanno rivelato qualche piccolo segreto ed insegnato tante cose. Mi scuso per le dosi approssimative o assenti, ma mi regolo ad occhio e...sono pessima in matematica, geometria e quant'altro.
Le ricette che vi proporrò sono:
Alici ripiene e Bagna Caoda, Polipo con le patate, Astice con lenticchie di Capodanno, Gamberoni grigliati con Crema di ceci, Losanghe di spigola con indivia grigliata e uvetta.
  1. ALICI RIPIENE e BAGNA CAODA
Ingredienti:
20 alici
mozzarella
2 uova
pangrattato
olio di semi per friggere
aglio
alici sott'olio
latte
Pulite le alici, privatele della testa e della spina centrale. I filetti che otterrete dovranno essere aperti stando attenti a non dividere in due il pesce. In una ciotola sbattete le uova. Farcite le alici con dei pezzetti di mozzarella: mettete un filetto sul piano di lavoro, con la parte interna rivolta verso l'alto, adagiatevi sopra della mozzarella (non troppa, basterà un filo lungo la parte centrale dell'acciuga) ed adagiatevi sopra un altro filetto di acciuga. Tenendola ben stretta per la coda, passate nell'uovo, poi nel pangrattato la vostra acciuga ripiena. Pressate leggermente tra le mani così che il pangrattato si attacchi bene e riponete in frigo.
Per la Bagna Caoda: In un pentolino freddo mettete un pò di latte (100 ml circa) con uno spicchio d'aglio. Ponete sul fuoco e portate ad ebollizione. Appena il latte bolle, toglietelo dal fuoco, buttate via il latte ma conservate lo spicchio d'aglio. Ripeterete l'operazione (con lo stesso spicchio d'aglio) altre due volte. L'ultima volta conservate anche il latte. In un pentolino fate sciogliere le alici sott'olio (5-6 filetti) a fuoco dolce, aggiungete l'aglio precedentemente sbianchito nel latte, rosolate leggermente e aggiungete il latte in cui era contenuto l'aglio. Fate cuocere pochi minuti, infine frullate tutto.
Togliete dal fuoco le alici e friggetele in olio caldo. Asciugatele dell'olio in eccesso e servite calde, accompagnate dalla bagna caoda (calda, ovviamente) in una ciotolina a parte.
2. POLIPO CON PATATE
Un polipo
 6 patate
una carota
una costa di sedano
foglia di alloro
bacche di ginepro
olio
sale
pepe nero
Questa ricetta è semplicissima. L'unica attenzione richiesta sta nei tempi di cottura ed in qualche piccola accortezza (cercate di tagliare le patate a quadratini della stessa grandezza, così che tutte rispettino gli stessi tempi di cottura).
Portate ad ebollizione in una pentola capiente dell'acqua con sedano, carota, alloro e ginepro. Tenendo il polipo (già pulito) dalla testa immergete 3-4 volte i tentacoli nell'acqua bollente, facendoli arricciare. Dopodiché immergete tutto il polipo e lasciate cuocere per circa 20-30 minuti (a seconda della grandezza, se si tratta di un polipo da 1 kg, lasciatelo cuocere fino a 40 minuti).
Intanto tagliate le patate a quadratini di 1,5 cm circa. Bollitele stando attenti a non cuocerle troppo, dovranno restare sode senza disfarsi. Acottura ultimata scolatele ed unitevi il polpo di cui avrete affettato i tentacoli a rondelle non troppo grandi (più o meno quanto i cubetti di patate), la testa a julienne. Unite il tutto, condite con olio, sale, pepe (se volete prezzemolo) e servite tiepido.
3. ASTICE CON LENTICCHIE DI CAPODANNO
Due astici
500g di lenticchie
Una carota
Una costa di sedano
Una cipolla bianca
Un bicchiere di cognac
olio
sale
Per le lenticchie: Tagliate finemente sedano, carota e cipolla e rosolate in una pentola alta con poco olio. Quando la cipolla comincerà a "sudare" aggiungete le lenticchie e una foglia di alloro. Ricoprite di acqua e lasciate sobbollire per 45 minuti ca. Se l'acqua si asciuga troppo, aggiungetela di tanto in tanto, a piacere potrete aggiungere dei pomodori pelati poco prima di mettere le lenticchie e l'acqua in pentola. Poco prima della fine della cottura, salate.
Prima di cuocere l'astice preparate un Court Bouillon, ossia un "brodo" i cui in gredienti sono: 2,5 l di acqua, 700ml di vino bianco secco, 250 ml di aceto di vino bianco, 2 carote tagliate grossolanamente, 2 cipolle, un mazzetto aromatico (alloro, gambi di prezzemolo, timo), 1 cucchiaino e mezzo di sale, 2 cucchiaini di pepe nero. Immergetevi l'astice (dovrebbe essere vivo...ma io non me la sento di compiere una tale barbarie!) e riportate a bollore. Lasciate cuocere 5 minuti se il vostro astice non pesa più di 450 g, altrimenti lasciate cuocere altri 3 minuti.
Per estrarre la polpa, tagliate il vostro astice lungo la corazza, poi estraete la polpa dalle chele e tenete da parte la carcassa (se vi riesce di non distruggerla). In una padella fate sciogliere un pezzettino di burro, sfumate con del cognac e fatevi saltare brevemente la polpa di astice. 
Adagiate la carcassa sul piatto, con dentro la polpa saltata al cognac. Servite su letto di lenticchie (se troppo brodose "alzatele" dal loro brodo con una schiumarola)
4. GAMBERONI GRIGLIATI CON CREMA DI CECI
Gamberoni interi
ceci
aglio
rosmarino
acciughe sott'olio
olio d'oliva
Bollite i ceci in acqua con sale, aglio e rosmarino. A fine cottura, quando l'acqua si sarà ritirata a sufficienza, in poco olio soffriggete l'aglio, aggiungete 2-3 filetti di acciughe ed unite ai ceci. Passate o frullate il tutto. A parte grigliate i gamberoni interi (basteranno pochi minuti). In un piatto versate qualche cucchiaio della salsa di ceci sulla quale adagerete i gamberoni. Condite con prezzemolo tritato, un filo d'olio e una leggera spolverata di pepe (o paprika dolce)
5. LOSANGHE DI SPIGOLA CON INDIVIA GRIGLIATA E UVETTA
Due spigole
4 cespi di indivia belga
uvetta sultanina
pinoli
olio
marsala
Spinate le spigole, privandole della testa e della spina centrale. Asciugate e tagliate a losanghe (ottenendo dai vostri filetti delle forme romboidali). In una padella scaldate poco olio. Quando sarà ben caldo adagiatevi sopra le losanghe facendo friggere il lato con la pelle (fate attenzione: se la spigola è fresca, a contatto con l'olio caldo la carne tenderà ad arricciarsi. Quindi spingete la losanga contro la padella evitando che si inarchi. Appena la pelle avrà assorbito l'olio, potrete lasciare la presa e far cuocere la spigola). Non capovolgete le fettine di spigola, così facendo le losanghe saranno croccanti dal lato della pelle, ben cotte e morbide nella carne. Appena la polpa sarà cotta (quando la parte rosa della carne sarà quasi del tutto scomparsa e la pelle sarà croccante e dorata) togliete dal fuoco e ponete su carta assorbente.
A parte mettete a mollo dell'uvetta in un bicchierino di marsala. Private le indivie delle foglie esterne tenendo il cuore e grigliatelo. In una padella scaldate poco olio, aggiungete i pinoli e l'uvetta strizzata, un goccio di marsala per sfumare, infine i cuori di indivia. Saltate per pochissimi minuti, servite con le losanghe di spigola calde.

lunedì 12 dicembre 2011

MIDNIGHT IN PARIS (W.Allen, 2011)

Gil (Owen Wilson) è uno scrittore newyorkese in vacanza con la fidanzata (Rachel McAdams) a Parigi. Sogna di trasferirsi nella capitale francese con lei, che però ha già deciso di vivere a Malibu dopo il matrimonio. Tra eventi mondani, cene organizzate dai suoceri e visite guidate in compagnia di amici pedanti, Gil non riesce a vivere appieno la città. Una sera, però, intraprende una passeggiata solitaria per le strade parigine, credendo di essersi perso, allo scoccare della mezzanotte, accetta l'invito di un gruppo di persone a salire su un'auto d'epoca. Sarà il primo appuntamento di un viaggio fantastico.

Gil è l'intellettuale rassegnato alla normalità della vita, l'artista che si sottomette al tedio quotidiano e smette di sognare. Per Gertrude Stein (incontrata insieme ad altre insolite personalità come Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway) la realtà, di cui lui narra nel manoscritto chele mostra, è fantascientifica non per l'ambientazione "futuristica" quanto per la rassegnazione che lo scrittore manifesta. Compito dell'artista è la ricerca dell'alternativa. E così Woody Allen, oramai artista maturo, mette da parte le nevrosi, si tira fuori dai giochi (quantomeno dall'interpretazione diretta) e cerca l'alternativa. Si abbandona alle storie sognanti delle capitali europee, fa rivivere i suoi idoli e li canzona anche, mentre dei tratti tipicamente ansiosi delle pellicole precedenti, Gil conserva ben poco (solo qualche accenno all'uso di valium).  

Midnight in Paris è un delizioso gioco di nostalgia, che lancia un'occhiata ai tempi cupi della contemporaneità, e allo stesso tempo ammette che guardando indietro si vedrà sempre qualcosa di meglio. Il disagio del vivere quotidiano è un sentimento antico, ma gli artisti soltanto lo possono addolcire. Di ognuno dei personaggi Allen ne fa una musa. La musica, la pittura, la letteratura, la moda si declinano in diversi modi. Dal ricordo della grazia fugace e prematuramente scomparsa di Modigliani, alla bizarria di Dalì (Adrien Brody); dall'occhio attento di Man Ray all'astrusa genialità di Buñuel; dalla forte personalità organizzativa di Gertrude Stein (Kathy Bates) alla dolcezza della musa per eccellenza Adriana (Marion Cotillard).

C'è da aspettarsi che il disorientamento che si prova guardando i primi minuti della pellicola sia voluto,che l'atmosfera evocata avesse l'intento di rendere lo spettatore incerto sulla reazione da abbinare alla vicenda. Perchè da un lato Allen esalta il necessario ricorso alla fantasia come motore del vivere, dall'altro dimostra che il ritorno alla normalità è necessario. Normalità, sì, ma a patto che le fughe, seppur momentanee, continuino ad esserci. Ed è lui stesso a dimostrarcelo, girando un nuovo film ogni anno in una nuova città pur restando sempre un newyorkese in trasferta. Ma, al di là di se stesso, dietro Woody Allen, c'è un altro artista, c'è un regista. Con una leggerezza quasi commovente, ci ricorda qual è il ruolo di un'opera, donandoci la levità estatica che l'aver vissuto smarriti in un sogno d'arte provoca. Unito ad una fotografia "jazz" (mi si perdoni il termine) il trucco è perfetto; che il suo alter ego dialoghi con gli immortali dell'arte, poi, è un esempio di ironica autocelebrazione, ed è proprio questo che ci piace del caro vecchio Woody.

RICETTA
Questa volta mi perdonerete se l'abbinamento è un tripudio della banalità. I francesi hanno un grande dono: difendono a spada tratta ogni cosa che gli appartenga, ma soprattutto la fanno così complicata che solo un fine cultore ed appassionato devoto possa avvicinarsi a carpirne i segreti. I piatti francesi -nostri acerrimi nemici nella contesa del primato mondiale in cucina- sono spesso delle squisitezze di difficile realizzazione. Perciò, la soluzione al problema che mi autoimpongo da tempo ormai è copiare e incollare la semplicissima ricetta della Quiche Lorraine che qui si afferma essere l'originale:

QUICHE LORRAINE
per la pasta brisée:
300 g di farina
 pizzico di sale 
150 g di burro ben freddo e a cubetti 
50-100 ml di acqua ben fredda
per il ripieno: 
2 uova e 2 tuorli 
4 cucchiai da minestra di emmenthal grattugiato 
sale e pepe q.b. 
400 ml di latte 
100 g di pancetta affumicata tagliata a dadi 
1 cipollotto tagliato a fettine sottili

Per prima cosa preparate la pasta briseè mettendo la farina in una ciotola, aggiungendo poi il burro tagliato a pezzetti e il sale. Mescolate bene con le mani in modo che il burro e la farina si amalgamino bene formando come delle briciole di pane. A questo punto aggiungete l’acqua e, con l’aiuto di una spatola di metallo, impastate accuratamente il tutto. Dovrete ottenere una pasta di giusta consistenza, né troppo dura né troppo molle. Fatene una palla e lasciatela riposare in frigorifero per almeno un’ora. Passato questo tempo, mettetela su di un piano infarinato, schiacciatela con il palmo della mano, infarinate la sua superficie, stendetela all’altezza di 1/2 cm con l’aiuto di un mattarello e foderate una pirofila del diametro di 26 cm coprendo anche i bordi. Se invece avete fretta, usate un rotolo di pasta briseé pronta per l'uso. In entrambi i casi sul fondo metterete l’emmental e poi i cubetti della pancetta che avrete cotto con la cipolla e per ultimo le uova frullate con il latte, sale e pepe. Infornate a 180 gradi per 45 minuti circa. E’ ottima sia mangiata calda che fredda.

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