lunedì 21 novembre 2011

THIS MUST BE THE PLACE (P.Sorrentino, 2011)

Cheyenne (Sean Penn) è un'ex rockstar. Ha abbandonato la carriera musicale da molti anni ed ora vive di rendita nella sua immensa villa in Irlanda. Un giorno riceve la telefonata che gli annuncia la morte del padre, che ancora viveva negli Stati Uniti. Cheyenne, sebbene non abbia contatti con la famiglia da più di trent'anni, decide di partire. Una volta giunto scoprirà che suo padre, ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio, era ossessionato dal dover catturare il suo persecutore nazista, e deciderà di mettersi in viaggio sulle tracce dell'uomo.

Qualcuno lo ha definito feel-good movie on the road questo viaggio di "formazione" del cinquantenne Cheyenne. This Must Be the Place narra di un "anti-eroe" in ricostruzione, tra timidezza e femminilità a mala pena dissimulata. Sposato da trentacinque anni ad una donna virile che di mestiere fa il pompiere (Frances McDormand), e che sorride in risposta al broncio senza emozioni del marito.
Cheyenne è poco più che un bambino. Un uomo con troppi sensi di colpa da portare a galla prima di potersi disfare della valigia e del trucco. La prima inquadratura del film si affaccia a scrutare la fortezza irlandese nella quale lui si nasconde, a giusto titolo paragonato al burtoniano Edward Mani di Forbice. Ma Cheyenne non è un emarginato, un innocente, è piuttosto un uomo che vorrebbe essere "diverso", vorrebbe essere un "mostro" per potersi giustificare al mondo, esserne vittima e non dover far fronte ad alcuna responsabilità. 

Attorno a lui, oltre all'energica moglie, una coltre di personaggi in penombra, affascinanti perché mai allo scoperto, misteriosi, di cui non è dato sapere molto più che un cenno.
E poi, arriva la notizia. Il momento in cui Cheyenne davvero si ferma...pensa....e parte. Tutto ricomincia da principio, va incontro a ciò che era prima di indossare la maschera, quando aveva deciso di essere Edward Mani di Forbice rifiutato dal padre. Nei ricordi del genitore cercherà una strada per sé, un posto da poter chiamare casa (come recita la canzone omonima dei Talking Heads) chè prima di essere adulti bisogna smettere di essere figli.

Sorrentino procede per contrasti tra eccessi: alla levità della regia, fatta di inquadrature leggere, sfumate, si oppone il passo trascinato di Sean Penn, la mimica ostentata, i colori saturi della sua faccia dipinta. Abituati ad uno stile di regia accattivante, nel suo esordio americano quasi ci disorienta questo Sorrentino che indietreggia un poco per lasciare campo libero al protagonista. Il volto truccatissimo di Cheyenne ingombra lo schermo, i momenti più intensi sono affidati a lui, e la macchina da presa si muove senza disturbarlo. Sicuramente non è il film migliore che il regista partenopeo abbia girato, ma quest'intimità ingombrante e silenziosa denuncia, forse, una scelta stilistica nata dal dialogo con il talentuoso protagonista, o forse una nuova fase cinematografica nel cammino dell'autore.

RICETTA
Parlando di "senso di colpa" mi viene qualche idea circa la ricetta che potrei consigliare in questa sede.  Voglio dire, si tratta di un'espressione che noi donne conosciamo fin troppo bene, e con l'inverno ed il bisogno di zuccheri e serotonina in barretta, dire "senso di colpa" ha un suono molto familiare. Il nostro viaggio di formazione, in questo caso, sta nell'affrontare vincenti il ripiano delle leccornie, voltare le spalle ai grassi idrogenati e prepararci
BISCOTTI INTEGRALI SENZA ZUCCHERO
180 gr farina integrale
1/2 cucchiaino di cremor tartaro
2 cucchiai di miele
6 cucchiai di olio e.v.
1 uovo
1/2 cucchiaino di essenza di vaniglia
1 pizzico di sale
zucchero a velo per spolverare.
Setacciate la farina con il lievito e il sale in una ciotola. In un’altra ciotola più capiente mescolate il miele con l’olio e poi aggiungete l’uovo e la vanillina. Incorporate gli ingredienti secchi fino ad ottenere una pasta morbida. Ora date la forma che desiderate al biscotto. Adagiateli su una teglia ricoperta di carta da forno e cuoceteli a 170°, forno caldo ventilato, per circa 10-12 minuti. Fateli raffreddare e spolverateli con lo zucchero a velo. Come alternativa, potete aromatizzarli con la buccia grattuggiata di un limone bio.

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