martedì 7 dicembre 2010

VIOLA DI MARE (D. Maiorca, 2009)

Angela (Valeria Solarino) e Sara (Isabella Ragonese) sono amiche d'infanzia nella Sicilia di metà Ottocento. La guerra le separerà per poi farle ritrovare da adulte negli stessi luoghi condivisi da bambine. L'amore tra le due, però, dovrà battersi con le convenzioni sociali e, nel caso di Angela, con un padre violento ed autoritario.

L'aspetto più interessante del film sta nell'uso voyeristico della macchina da presa, in modo evidente nelle numerose scene di sesso. Una percezione segreta, rubata, dei corpi scolpiti delle protagoniste è restituita allo sguardo, dove l'ombra si sotituisce alla luce e tenta di proteggerli. Ma diventa aggressiva nelle scene che si svolgono tra le mura domestiche in casa di Angela, dove la stessa ombra arriva a seppellire quel corpo che poco prima aveva accarezzato. Bello anche il contrappunto rock curato da Gianna Nannini.

Qualcuno ha parlato di atmosfere verghiane nella messa in scena della Sicilia risorgimentale tra cielo, mare e miniere di tufo. Ma in rapporto al paragone si nota un'ingenua semplificazione del rischio sociale attorno alla vicenda. Se in casa l'onta può essere taciuta, la si può mascherare, ciò non vale nell'opinione dei vicini. Ne I Malavoglia, ad esempio, il vociare degli abitanti di 'Trezza fa da contraltare perenne alle voci della famiglia. Nel film della Maiorca il ruolo del "sociale" è abbozzato. Probabilmente la regista ha pensato bene di condensare la narrazione attorno alla felicità conquistata delle due amanti, ma le figurine che fanno da sfondo alla vicenda restano poco incisive.


Forse a mancare è la percezione dello scandalo. La bravissima Valeria Solarino fa tutto da sola e ben si destreggia nei panni maschili, preservando il giusto ed intenso grado di ambigua sensualità. Ma l'intensità drammatica si disperde nelle tracce sfuocate e fin troppo ripartite tra un padre eccessivo e a volte poco credibile, una zia silenziosamente misteriosa ma poco presente, una madre eterea e sconvolta, una (ripeto) popolazione inebetita e falsamente coinvolta.

Tratto dal libro Minchia di Re di Giacomo Pilati, il titolo fa riferimento al pesce Viola di Mare, che cambia sesso per amore. Peccato che, prima della didascalia che precede i titoli di coda, nel film non se ne faccia alcuna menzione.

RICETTA
Cercavo una ricetta marinara da proporre in questo contesto, ma che poco avesse a che fare con tradizioni regionali o piatti tipici già acquisiti. Ho trovato qualcosa di molto interessante e probabilmente insolito per la scelta di una particolare qualità di riso.
RISO NERO CON TOTANO E CARCIOFI
180g di riso Selvaggio
180g di totano affumicato
4 carciofi
2 pomodori
100 ml. di brodo vegetale
1 limone
2 scalogni
3 cucchiai d'olio extravergine
prezzemolo
sale e pepe
Immergete il riso per 8 ore in acqua fredda. Una volta ammollato, bollitelo in acqua salta per circa 30 minuti, poi scolatelo al dente. Pulite i carciofi eliminando le spine le foglie esterne e tornite la base con un coltellino. Lasciateli poi in acqua acidulata con limone. Lavate i pomodori, sbollentateli 1 minuto, scolateli in acqua ghiacciata e pelateli. Eliminate i semi e tagliate la polpa a dadini. Tritate finemente gli scalogni e stufateli in padella con olio. Unite i carciofi tagliati a lamelle sottilissime e saltateli 3 minuti con sale, pepe e poco prezzemolo tritato. Aggiungete il totano affumicato tagliato a striscioline e sfumate con il brodo bollente. Unite il pomodoro e per ultimo il riso. Saltate il tutto a fiamma viva, mettete un trito di prezzemolo e la buccia di limone grattugiata.

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