domenica 3 ottobre 2010

MANGIA, PREGA, AMA (R. Murphy, 2010)

Liz (Julia Roberts) ha tutto: un marito che la ama, una bella casa a New York, un lavoro emozionante. Ma un giorno si ritrova inginocchiata sul pavimento del suo bagno, piangente ed implorante Dio. Divorzia dal marito e decide di intraprendere un viaggio che la porterà in Italia, in India, in Indonesia.

E' pressochè impossibile parlare di Mangia, Prega, Ama senza tener conto del precedente letterario. Il bestseller autobiografico di Elisabeth Gilbert gode di una fluidità e di una ricchezza che nel film non sono neanche lontanamente sfiorate. Tuttavia lo sforzo da fare è proprio di tener conto dell'opera cinematografica in sé.

Già dalle prime scene si ha l'impressione di assistere ad una stilizzazione eccessiva dei caratteri dei personaggi. Billy Crudup, nei panni del marito di Liz, è una sorta di bambinone inconsapevole che mal si accorda all'eleganza della compagna. Il regista rende facile la comprensione del perchè la donna si senta insoddisfatta, riducendo ad icona tutti i dubbi esistenziali, la depressione ed il senso di colpa che (nel libro) precedono e seguono il divorzio.

Liz decide di partire per un viaggio che verterà verso la ricerca del piacere principalmente gastronomico, dunque fisico, in Italia; spirituale in India ed, infine, in Indonesia, tenterà di conciliare le due esperienze in virtù di un ritrovato equilibrio. Le aspettative sono esaltanti se non fosse che l'Italia, in particolare Roma, perde ogni nota di fascino in una rappresentazione da cartolina (con tutta la staticità e l'estetismo decadente delle cartoline) sul cui sfondo si muove un popolo caciarone e nullafacente. La famiglia è un valore stereotipato e retrogrado che non accetta il divorzio e resta un lido sicuro cui approdare per il pranzo della domenica. I "maschi" italiani inseguono le turiste gridando a' bbona! E, nello sfacelo più totale, l'Italiano medio ama affermare Qua viviamo per il "dolce far niente", il cibo ed il sesso allegro.

In India la protagonista attraversa in macchina, intimorita, una strada affollatissima e povera per poi approdare in un ashram più simile ad una comunità hippy (come ha giustamente notato F. Fiorentino in una recensione del film) che ad un luogo di preghiere. La meditazione si risolve in infiniti interminabili promemoria sul perchè si dovrebbe meditare, una sorta di memento mori buttato lì per caso ad intervalli regolari. E tutto il tormento interiore di Richard il texano (Richard Jenkins) è raccontato in qualche attimo di autocommiserazione.

Dulcis in fundo, a Bali la protagonista, ormai in astinenza sessuale da almeno otto mesi, trova un luogo incantato dove gli inviti a "godersela" sono diversi e provengono dalle più svariate fonti. Sarà un irreale Javier Bardem, (troppo bello, troppo buono, troppo dolce, troppo poco brasiliano nel doppiaggio italiano degno di nota) a farla vacillare nel suo ipotetico equilibrio.

Tirando le somme, si ha l'impressione di assistere ad un film troppo lungo (133') ma che fatica a conferire al racconto una durata temporale credibile. Mi spiego. Il tempo sembra sospeso in un limbo fatto di luoghi comuni, alla ricerca di un appiglio che renda pregnante il lavoro intimo e psicologico intrapreso nelle intenzioni ma per niente avvertito. Ci si lascia assorbire in una sorta di clima vacanziero che mette totalmente da parte le località visitate come possibili espressioni di un sentimento, riducendole a meri riempitivi che giustifichino l'andazzo delle vicende.

Una nota di merito va alla delicatezza con cui Julia Roberts interpreta il ruolo di Liz. Un'altra per Javier Bardem che pronuncia la frase che ogni donna vorrebbe sentire:
Sei sottile ed elegante da lontano, ma da vicino sei morbida e appetitosa.

(Nino Manfredi avrebbe detto: La donna, vestuta adda esse 'na fronna, spogliata adda essere tonna)

RICETTA
Sicuramente ci si potrebbe sfiziare nel prendere spunto dal film per una qualsiasi ricetta italiana. Ma il consiglio più appropriato -a sua volta proposto da mia madre- è quello di annegare in un bel tiramisù. Un dolce italiano, gustoso, che va incontro a tutte le donne disposte a non sentirsi in colpa dopo un'autorevole scorpacciata di calorie, a patto che un novello Javier Bardem possa poi consolarci con una frase smile a quella citata. Dimenticate che Julia Roberts finge di ingrassare (compra solo dei jeans troppo stretti per farcelo credere), e godetevi il dolce.

TIRAMISU'

ingredienti
PER I SAVOIARDI
160g farina
6 tuorli e 4 albumi di uova
130g zucchero

PER LA FARCITURA

500g mascarpone
6 uova
caffè q.b.
cacao in polvere q.b.
150g zucchero semolato


Dividete con attenzione i tuorli delle uova dagli albumi, conservando in una ciotola solo 4 di questi ultimi. Unite 100 gr di zucchero e la vanillina ai tuorli e, con l’aiuto di uno sbattitore elettrico, mescolateli bene fino al totale scioglimento dello zucchero, ottenendo un composto chiaro e spumoso. Ponete i 4 albumi in una ciotola assieme ad un pizzico di sale e montateli a neve ferma, poi aggiungete poco alla volta lo zucchero rimasto, fino ad amalgamarlo perfettamente agli albumi. Incorporate delicatamente e lentamente il composto di albumi a quello di tuorli, poi unite la farina setacciata al composto facendola cadere lentamente, sempre mescolando delicatamente con un cucchiaio di legno, in modo da amalgamarla perfettamente. Al termine otterrete un impasto gonfio e sodo allo stesso tempo, qualità che permetterà ai biscotti di mantenere la caratteristica forma durante la cottura. Foderate la leccarda del forno (o una teglia ) con un foglio di carta forno; riempite una tasca da pasticcere con il composto precedentemente ottenuto e, facendolo uscire da una bocchetta liscia del diametro di circa 1 cm, formate delle strisce lunghe circa 10 cm ben distanziate tra loro.

Preparate il caffè, tanto quanto basta per inzuppare i savoiardi, versatelo in una ciotola (se volete zuccheratelo a piacere) e lasciatelo intiepidire. Montate i tuorli delle uova insieme a metà dello zucchero fino ad ottenere un bel composto chiaro e cremoso. Lavorate poi (non troppo a lungo) il mascarpone con uno sbattitore (o cucchiaio di legno) fino a ottenere una crema senza grumi e unite sempre sbattendo, il composto di uova e zucchero preparato in precedenza. Montate ora gli albumi a neve con un pizzico di sale, aggiungete la restante metà dello zucchero e, con un mestolo di legno, uniteli poco alla volta e delicatamente al composto di mascarpone e tuorli ; avrete ottenuto così la crema del tiramisù. Adagiate in un contenitore i savoiardi e iniziate ad bagnarli col caffè; dovranno essere ben imbevuti ma non completamente zuppi. Ricoprite i savoiardi inzuppati con uno strato di crema a mascarpone livellandolo con una spatolina. Spolverizzate la superficie di cacao amaro in polvere. Disponete poi il secondo strato di savoiardi : se i primi li avete disposti verticalmente, questi ultimi poneteli orizzontalmente (e viceversa) . Ricoprireteli con la restante crema che livellerete, Terminata questa operazione spolverizzate con abbondante cacao amaro la superficie del vostro Tiramisù. Riponete in frigo per qualche ora per far compattare il dolce.

www.giallozafferano.it

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