mercoledì 14 gennaio 2015

ORANGE IS THE NEW BLACK. Prima e Seconda stagione.

Sì, una serie tv. Orange is the New Black è una rivelazione, uno spettacolo intenso, corale, autentico. La serie nasce da un'idea di Jenji Kohan ed è tratta dal romanzo autobiografico di Piper Kerman. La trama è più o meno la seguente:


Piper Chapman (Taylor Schilling) è una ragazza bionda, borghese, americana (wasp). Come molte ragazze bionde, borghesi e americane ha un fidanzato scrittore (Jason Biggs) che vuole sposarla, è felice e trascorre le vacanze con lui. Piper ha 34 anni e per lavoro produce saponi fatti in casa con la sua amica di sempre, Polly (Maria Dizzla). E come molte ragazze bionde, borghesi e americane, Piper ha avuto la sua buona dose di esperienze "trasgressive", tant'è che un giorno le viene presentato il conto per esser stata coinvolta, dieci anni prima, in un traffico internazionale di droga dalla sua ragazza Alex Vause (Laura Prepon) . Dovrà scontare 15 mesi nel carcere federale femminile di Litchfield.


Dunque la trama è "una volta ho fatto una cazzata ed oggi so che era una cazzata bella grossa". E l'idea non potrebbe essere meglio, davvero!
Dramma carcerario non può essere la qualifica principale di OITNB,  perché non è greve, ma spesso leggero e godibile. Taylor Schilling ha un'espressività intensa, con lei ogni minuto può cambiare in intensità emotiva. La forza del suo personaggio, che nella prima stagione è assolutamente protagonista, sta nel coinvolgere a tutto tondo lo spettatore non nella tragedia del trovarsi in carcere e con ogni probabilità essersi rovinata la vita, ma nei piccoli drammi personali che derivano dal non essere più al centro del proprio mondo. Il carcere è un'esperienza straniante, tutto ciò che c'era prima entra ed esce di scena per perdere gradualmente contorno mentre i personaggi della prigione acquistano spessore. C'è Sam Healy, la guardia carceraria che le fa da tutor fissata con le lesbiche; Galina "Red" Reznikov, la signora russa che gestisce la mensa e che detta legge tra le detenute; Nicole "Nicky" Nichols, ex eroinomane e protetta di Red; Lorna Morello, che progetta il suo matrimonio con il fidanzato che la attende; Tiffany "Pennsatucky" Doggett che crede che Dio parli attraverso lei; e, soprattutto per questa prima stagione, c'è Suzanne "Crazy Eyes" Warren che corteggia Piper per diventarne la moglie. Ci sono tanti altri personaggi che non ho nominato (ad esempio George "Pornobaffo" Mendez, che in lingua originale è Pornstache)  e, non ultima, arriva proprio Alex Vause, risvegliando in Piper emozioni sopite e ricordi fin troppo vividi.

Dramma ed ironia camminano insieme, la sceneggiatura è piena di riferimenti alla cultura contemporanea, ( l'iPhone, le serie tv Mad Men e Oz ...)  e si costruisce via via non sui soliti stereotipi da galera, né sul femminismo più scontato, ma su un'infinità di caratteri tutti ugualmente importanti. OITNB, dicevamo, è un racconto corale, ogni detenuta ha una storia che le appartiene (aspetto maggiormente sviluppato nella seconda stagione) ed ogni detenuta fa la sua parte in un ingranaggio di equilibri più o meno stabili. L'aspetto drammatico viene stemperato in un clima di collaborazione che si instaura tra diversi gruppi sociali sì divisi per caratteristiche prevalentemente razziali (le nere, le ispaniche, ma anche le tossiche e le anziane) ma difficilmente in conflitto. Sembra che a tenere unite le detenute, ed a stemperare ulteriormente il clima, sia proprio la presenza maschile delle guardie. Goffi, ridicoli, teneri, paranoici, infantili, sessuomani, penosi, gli uomini sono i guardiani senza potere di un micro universo tutto al femminile che li coinvolge, li deride, li ammonisce. Spesso caricatura di se stessi (Healy è un uomo insicuro e "castrato"; Mendez "Pornobaffo" ostenta un machismo di cui è vittima più che carnefice; Joe Caputo cerca di conciliare una sensibilità più evoluta di quella del suo alter ego femminile, Natalie Figueroa, con un ruolo di comando quasi mai rispettato) sono ostaggio della femminilità che governa il posto, frustrati ed impotenti sporadicamente esordiscono con immotivati atti di forza, tanto per riaffermare un potere che comunque svanisce subito dopo.

In tutto ciò Piper, dicevamo, affonda sempre più nel "personaggio" del carcere. Unica figura ingombrante, il luogo finisce col diventare esso stesso personaggio. La mancanza di orizzonti, la sporcizia, la struttura fatiscente, gli impianti idrici ed elettrici, la mensa, sono i caratteri del mondo "temporaneo" delle detenute, che mette in discussione ogni certezza maturata in precedenza ridimensionando e riadattando la socialità al suo interno. A rompere gli equilibri arriva, nella seconda stagione, Vee (Lorraine Toussaint), imponendosi come nuova figura al comando, importando tra le mura del carcere gli stilemi di segregazione e comando che all'esterno aveva imposto alla sua "famiglia". Sebbene Vee provi ad essere un elemento di rottura, è anche grazie a lei che la seconda stagione lascia emergere il vero punto di forza della serie, ovvero una maggiore coralità del racconto. La caratteristica che fa del racconto qualcosa di unico rispetto a tutte le altre serie fino ad ora ambientate nel carcere, è il fatto che non gioca su colpi di scena rocamboleschi come fughe a perdi fiato e dinamiche perverse e misteriose. Nonostante Vee provi a minare la stabilità del posto, l'unico desiderio comune a tutte le altre è di poter mantenere un clima sereno, una tranquilla normalità da poter coltivare e gestire serenamente. Le detenute di OITNB non sono persone "speciali", ossia diverse da qualunque altra persona potremmo incontrare per strada (in questo sta la grande novità), sono donne normali che hanno commesso dei crimini. Sono donne che abitano il carcere e che tentano di abitarlo nello stesso modo in cui abiterebbero casa propria. Non hanno bisogno di imporsi o controllare gli altri, vogliono solo vivere serenamente occupando il proprio ruolo, né è dato a noi il bisogno di riconoscerle come diverse, di empatizzare con loro piuttosto che con i secondini o viceversa. Ogni personaggio è talmente ricco di sfaccettature che si può essere più o meno d'accordo con lui, amarlo e odiarlo allo stesso tempo. E intanto, tra loro, Piper trova via via una dimensione di sé più vera delle costruzioni sociali cui si era arresa in famiglia, tra una madre-manichino, un fratello infantile ed un padre quasi assente.

Dunque, detto ciò, non resta che attendere da Netflix la terza stagione e terminare l'articolo con il testo della sigla capolavoro appositamente creata e cantata da Regina Spektor, You've got time.


The animals, the animals
Trapped, trapped, trapped 'till the cage is full
The cage is full
Stay awake
In the dark, count mistakes
The light was off but now it's on
Searching in the ground for a bitter song
The sun is out, the day is new
And everyone is waiting, waiting on you
And you've got time
And you've got time

Think of all the roads
Think of all their crossings
Taking steps is easy
Standing still is hard
Remember all their faces
Remember all their voices
Everything is different
The second time around

The animals, the animals
Trapped, trapped, trapped 'till the cage is full
The cage is full
Stay awake
In the dark, count mistakes
The light was off but now it's on
Searching in the ground for a bitter song
The sun is out, the day is new
And everyone is waiting, waiting on you
And you've got time
And you've got time
And you've got time

RICETTA.
Cercando una ricetta per questo articolo ho scoperto il mondo della letteratura culinaria carceraria. In Italia sono diverse le pubblicazioni circa la vita nel carcere, tanti i modi in cui le abitudini della reclusione sono uscite al di fuori. Alcuni tra i titoli che trattano proprio di cucina sono Ricette al fresco. Gli 85 modi di cucinare nel carcere di Pisa (Edizioni ETS, 2012); Il Gambero nero. Ricette dal carcere (Derive Approdi, 2005); Avanzi di galera. Le ricette della cucina in carcere (Guido Tommasi Editore, 2005).
La ricetta che vi propongo è un esempio tratto da quest'ultimo titolo, che potrete trovare a questo link e che copio di seguito.

Polpette di pane alla umile

INGREDIENTI
Pane del giorno prima
mezzo litro di latte
una patata
formaggio grattugiato
uova
filetti di acciughe
aglio
prezzemolo
sale q.b.
pepe q.b.
1 kg di pomodori pelati
una cipolla
pane grattugiato
olio di semi

N.b. La ricetta è stata trascritta così come è riportata nel libro.
Mettete il pane raffermo (quattro o cinque panini) nel latte per qualche minuto, fatelo diventare una poltiglia, quindi scolate più latte possibile. Tritate due spicchi di aglio con abbondante prezzemolo e le acciughe. Fate bollire la patata e passatela con un bicchiere attraverso lo scolapasta, dato che il passaverdura non è a disposizione di tutti .Fate un impasto del pane con la patata e il tritato, aggiungete tre tuorli d'uovo e un albume, del formaggio grattugiato abbondante, sale e pepe a piacere. Se l'impasto è troppo morbido mettete del pane grattugiato (non troppo). Preparate le polpette rotonde, o rotonde e schiacciate, come vi aggrada, e passatele nel pane grattugiato. Nel frattempo fate andare l'olio di semi in una padella e quando avrà raggiunto la temperatura di frittura ponetevi dentro le polpette fino a raggiungere il classico colore dorato, quindi ponetele in un piatto con della carta che assorba l'olio. Mettete a rosolare la cipolla tagliata a strisce e versatevi sopra il contenuto dei barattoli di polpa pronta. In uno dei due barattoli riempitelo per la metà di acqua e passatelo nell'altro in modo di non perdere neppure una parte della polpa contenuta, aggiungete un po' di sale e ponete nel sugo le polpette facendole andare a fuoco lento per quaranta minuti.

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