lunedì 9 maggio 2011

NON LASCIARMI ( M.Romanek, 2011)

Kathy (Carey Mulligan), Tommy (Andrew Garfield) e Ruth (Keira Knightley) crescono da orfani nella scuola di Hailsham.  In realtà sono dei cloni, cresciuti per poter un giorno donare i propri organi e salvare altre vite. Isolati dal resto del mondo,  ma come tutti i ragazzi della loro età, vivono amori, amicizie e gelosie. Normali passioni umane che non dovrebbero albergare nei loro corpi, allevati come carne da macello.Tratto dall'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro.

Il mondo diviso in due gruppi: quelli destinati a vivere e quelli condannati a sacrificarsi lentamente, donatori loro malgrado. Ai bambini cloni sono regalate bambole monche da assemblare, e viene loro chiesto di impegnarsi nelle discipline artistiche per dimostrare scientificamente di avere un'anima. Piccole esistenze negate, ancora più desolanti nel manifestare blande speranze di rinviare di poco l'ultimo giorno. Vite educate per conoscere una sola strada, coltivate nel rispetto del valore etico (questo lo slogan della direttrice di Hailsham) della propria esistenza, speciali e per forza di cose rassegnate al destino che presto o tardi arriverà.

La tensione e la partecipazione al dramma, però, nella messa in scena vengono attutite già nella prima metà del film con l'improvvisa rivelazione dello scopo reale dell'esistenza della scuola. Se la fotografia evocativa continua a reggere il ritmo emotivo della scelta stilistica, la vicenda perde forza. Risulta difficile amare i protagonisti con la stessa forza viscerale che dovrebbero esprimere loro, ai limiti del non detto, quando già si conosce l'esito e l'irrevocabilità del dramma. Speranze, tentati rinvii, incontri e abbandoni si succedono ed alternano in modo ordinato e atteso.

Accantonando le radici fantascientifiche del libro, il film si concentra sull'ambientazione emotiva. Su di una narrazione che cerca nella prova attoriale, nei luoghi dipinti e nelle musiche, le corde per indagare la materia dell'animo e dell'umanità, negate nel sogno progressista e spietato della scienza. Con tutti i dubbi e le scusanti di natura morale o etica che un'opera del genere comporta. Al finale è riservato il riscatto della perdita di forza della struttura del film. Nelle parole di Kathy, alla rassegnazione, si oppone un ultimo flebile dubbio se le loro vite siano, dopo tutto, davvero meno importanti delle vite della gente che salvano.

RICETTA
Il film è costruito come una lenta, tristissima agonia. Difficile restare incolumi, non tanto alla storia che, come ho già spiegato, una volta a conoscenza la si accetta con altrettanta rassegnazione. A desolare sono i paesaggi dell'anima che riesce a costruire in modo ineccepibile la fotografia di Adam Kimmel. Da qui il compito che mi sono imposta sembra quanto mai bizzarro. Si può consigliare un cibo dopo due ore di ragazzini che muoiono lentamente donando i propri organi? No. Ma (c'è sempre un "ma") si può ottemperare al desiderio di superare la tristezza con una buonissima ed adrenalinica
GRANITA AL PISTACCHIO
600 g di acqua
200 g di pistacchi pelati di Bronte
200 g di zucchero
poco latte di mandorla
Tritate finemente i pistacchi aiutandovi con il mixer. Preparate uno sciroppo con acqua e zucchero, scaldando in un pentolino l’acqua e aggiungendo lo zucchero pian piano. Rimescolate facendo attenzione che il composto non arrivi ad ebollizione. Lasciate raffreddare e aggiungete poco latte di mandorla. Quando il tutto si sarà amalgamato lasciate raffreddare. A questo punto versate nella gelatiera e seguire le istruzioni dell’elettrodomestico, oppure riponete in congelatore per circa mezz’ora rimescolando con un cucchiaio di tanto in tanto.

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