venerdì 7 maggio 2010

Departures



Dopo aver suonato l’inno alla gioia di Beethoven, l’orchestra in cui suona il violoncellista Daigo Kobayashi (Masahiro Motoki ) viene sciolta. Il giovane riflette sulla mediocrità del proprio talento e decide di tornare a vivere nel paese natìo con la moglie. Qui, a causa di un errore di stampa, interpreta male un annuncio di lavoro. Si reca presso l’agenzia convinto che si occupi di viaggi e viene assunto come “tanatoesteta”.

L’errore di stampa stava nell’aver scritto "viaggio” anzichè "ultimo viaggio". E’ la prima cosa che il vecchio Sasaki (Tsutomu Yamazaki) chiarisce a Daigo, quasi a sancire una sorta di proemio al film, specificando che il tema starà in bilico tra vita e morte. La dicotomia "Ultimo viaggio-viaggio" presenta il lavoro del tanatoesteta come qualcosa che agisca non per la morte, ma per la vita. Il compito di Daigo sarà infatti quello di rendere bello il corpo del defunto, donare tutte le cure necessarie affinchè la fatica sia spazzata via dal volto. Accarezzare e lavare il corpo come ultimo supremo atto d’amore, un dono. La morte è, prima di tutto, un altro momento della vita. Solo in questa ottica si potrà dare un senso alla riconciliazione con il padre.

Tuttavia è pur sempre di morte che si parla, e come tutti i temi trattati con incertezza, come fenomeno di abiezione, le persone attorno a Daigo lo esortano ad abbandonare il mestiere, a vergognarsi anche. Almeno fino a che non saranno direttamente coinvolte.
La figura del tanatoesteta nasce dalla tradizione giapponese, tuttora diffusa nei piccoli centri. Il film si dipana tra accordi armonici di musica e minuziosa, articolata gestualità. A garanzia dell’Oscar concessogli sta sicuramente quell’intramontabile fascino dell’ “esotico” che nessuno ha più il coraggio di ammettere (come se fosse retaggio dell’epoca coloniale), motivazione che credo assai plausibile se penso che in concorso per la statuetta dorata c’era anche Valzer con Bashir (A.Folman, 2008).
Departures (Y. Takida, 2008) è un piccolo gioiello, sebbene qualche volta pecchi di ingenuità nel ribadire a lungo un tema quale l’assenza del padre e nel rigirare troppo le dinamiche di coppia dei protagonisti. A parte questo, si resta incantati dagli attimi di poesia visiva, ci si commuove e si sorride. Ai cinefili più arditi (o visionari) verrebbe da riflettere sull’atto di lavorare per consegnare un’ultima bella immagine della persona cara, come all’atto sacro che il cinema compie con la vita. Un’immagine fotogenica dà, a chi la contempla, il potere di sollevarsi dal dolore.

Ne approfitto per riportare una curiosità pubblicata da Paolo Mereghetti come supplemento alla sua recensione su Il Corriere della Sera:
"L' arrivo sugli schermi italiani di questo film è l' atto di nascita di una nuova società di distribuzione, la Tucker Film (dal nome dell' innovativa e rivoluzionaria automobile raccontata in un film da Coppola), nata dagli sforzi congiunti di Cinemazero di Pordenone e del Centro espressioni cinematografiche di Udine".
Spero valga come incentivo per tutti voi amanti del cinema a firmare la petizione che troverete in corrispondenza al link qui in basso. La firma contribuirà nel tentativo di salvare l'International Film Studies Conference e la Spring School di Udine/Gorizia che rischiano di chiudere per macanza di fondi.
http:// www.ipetitions.com / petition/ filmforumcallforhelp

Senza iniziative costruttive e persone dedite agli studi cinematografici non sarebbe mai stato possibile vedere questo ed altri film. Quindi FIRMATE, non costa nulla.

Con questo film consiglio un piatto di Onigiri, alias "le polpette di riso che preparava Marrabbio in Kiss me Licia".
INGREDIENTI
1 tazza di riso giapponese
sale
salmone grigliato
alghe nori

Cuocete il riso almeno un'ora prima. Per il procedimento leggete attentamente le istruzioni riportate sulla confezione.
Appena il riso si sarà raffreddato bagnatevi le mani con dell'acqua leggermente salata. Dividete il riso in 4 palline e compattatele (lo si può avvolgere con della pellicola trasparente per rendere più agevole la lavorazione). In ogni "polpetta" fate un buco nel quale infilerete il salmone precedentemente diviso in 4 parti uguali. Ricoprite con dell'altro riso. Avvolgere le polpette con l'alga interamente o solo al fondo dopo aver dato una forma triangolare al tutto. Consumate subito, altrimenti conservate in frigo in sacchetti di plastica e scaldate prima di consumare.

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