sabato 6 novembre 2010

LITTLE MISS SUNSHINE (J.Dayton, V.Faris, 2006)


Gli Hoover vivono ad Albuquerque, New Mexico. Olive, la più piccola della famiglia, ha appena ricevuto la notizia dell'ammissione al concorso di Little Miss Sunshine in California. Tutta la famiglia parte in trasferta per accompagnarla. Nulla di strano se non si trattasse di un nonno sniffatore di eroina, uno zio appena reduce da un tentato suicidio, un padre motivatore di folle, un fratello che fa voto di silenzio per entrare nell'aviazione, una madre tranquilla e tutti alle prese con un furgone Volkswagen giallo e difettoso.

L'assoluta sregolatezza del genio è incarnata nel nonno paterno (Alan Arkin). Vivace e fuori dal coro, portavoce di una saggezza personale e graffiante, antitetico al figlio, programmatico e tedioso. Teorico di un manuale per raggiungere il successo, ma assolutamente fallimentare, Richard (Greg Kinnear) non comprende assolutamente i sacrifici cui si sottopone il figlio Dwayne (Paul Dano) che, dotato di una forza d'animo notevole (e di un astio implacabile verso chiunque), trova un amico nello zio (Steve Carell) , affascinante studioso, ma altrettanto sfortunato. In tutto ciò, a far da collante c'è la piccola, dolcissima, Olive (Abigail Breslin), coccolatissimo fiore all'occhiello della famiglia, e la madre Sheryl (Toni Collette), dotata di un autocontrollo ammirevole.

I registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, più noti per la regia di video musicali (uno su tutti, il fantastico videoclip di Tonight Tonight del gruppo Smashing Pumpkins per non elencare le numerose collaborazioni con Red Hot Chili Peppers, R.E.M. e molti altri ) e collaborazioni a serie televisive, esordiscono con un primo lungometraggio che trionfa al Sundance Film Festival. Insieme mixano alla perfezione le bizzarrie dei personaggi, lasciando in penombra le connotazioni eccessivamente drammatiche, senza affondare nelle loro patologie. Come in un videoclip (la colonna sonora è semplicemente perfetta e non poteva essere altrimenti) i ritmi si alimentano delle sensazioni e delle arringhe vocali dei protagonisti, e anche il clacson del pulmino entra a far parte dell'armonia generale. E la vita è dipinta proprio così, grottesca, imprevedibile, triste, divertente, egocentrica.

Sebbene in molti abbiano riscontrato un'aperta denuncia all'America arrivista, sempre prima in classifica ed ossessionata dall'ansia del fallimento, io suppongo l'esatto contrario. Il film demolisce un'America di facciata per svelarne, a conti fatti, un retroscena autentico che si annida al di qua dello spettacolo ma ancora più bizzarra e brillante. Il ballo finale di Olive ne è l'esempio. Rompendo ogni aspettativa, catalizza l'attenzione del pubblico in sala e davanti lo schermo, un momento in cui tornano tutte le tracce disseminate lungo il percorso diegetico in una danza liberatoria per i simpatici familiari che le stanno intorno. Tutto torna a posto, e ci si dimentica in un attimo delle sventure appena scampate, e in fin dei conti, la morale c'è e si può riassumere con una frase che qualche decennio prima ha pronunciato Gene Wilder nei panni di Willy Wonka (Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato, M. Stuart 1971):
"Qualche sciocchezza di tanto in tanto aiuta l'uomo a vivere d'incanto"

RICETTA
Questa volta il collegamento tra ricetta e film è meno sottile, e capirete il perchè.
POLLO FRITTO

  • 1 Pollo
  • Uovo Sbattuto
  • Sale
  • Pepe
  • Pangrattato
  • Olio D'oliva
  • 2 Foglie Alloro
  • 1 Rametto Rosmarino
  • Tagliare il pollo a pezzi (non troppo grossi), passarlo nell'uovo sbattuto con sale e pepe e poi nel pangrattato; infine friggerlo nell'olio in cui avrete messo due foglie d'alloro ed un rametto di rosmarino.

    http://www.ricetteamericane.com/

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