giovedì 23 settembre 2010

VENEZIA 67. Balada Triste de Trompeta.

Balada Triste de Trompeta.
Javier (Carlos Areces) vuole lavorare nel circo come suo nonno e come suo padre, morto durante la guerra civile spagnola. Viene ingaggiato col ruolo di pagliaccio triste, antagonista di Sergio (Antonio de La Torre), il pagliaccio allegro. Con quest'ultimo lotterà per l'amore della trapezista Natalia (Carolina Bang) in un crescendo di sangue e follia sullo sfondo di una Spagna ancora dominata dal regime franchista.

Alex de La Iglesia porta a Venezia un film che apologizza la sua filmografia precedente. Da questa raccoglie spunti e li rimescola in un condensato euforico e possente di generi, luoghi e miti del cinema tout court.

I mostri politici della storia bombardano con la loro immagine i titoli di testa (mi azzardo a dire, forse i titoli più belli che abbia mai visto) a presagio di una narrazione che sarà macabra e drammatica sotto il velo grottesco dominante nel film.

Javier è destinato a lavorare nel circo, ma la tragedia che lo ha segnato lo condanna a far ridere di sé il pubblico, anziché a ridere con lui. E l'amarezza più grande sta proprio nell'essere irrimediabilmente condannato alla tragedia: la tragedia della morte del padre; la tragedia del non essere in grado di vendicarsi; la tragedia che sarà la follia a farsi beffa di lui.
In una nazione dominata dalla dittatura tutti i personaggi aderiscono ad un'idea di vita fondata sul masochismo, come a dire che in quel particolare atteggiamento, si nasconda l'unico modo per resistere al dolore provocato dagli altri. (Nicoletta Dose, Mymovies.it)

E proprio la follia e il masochismo conducono le redini del gioco, mescolando le carte di continuo, fuggendo le categorie, negando bontà e cattiveria in un mondo che non è mai bianco o nero, ma terribilmente grigio.
Se la storia di base è un mèlo circense che ricorda, tra le altre cose, l'opera lirica I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo (per non citare la carrellata infinita di reminiscenze cinematografiche), il risultato è un dramma potentissimo giocato su ritmi senza sosta, una fotografia ed un montaggio impeccabili. L'ultima immagine, invece, condensa e restituisce agli occhi tutta la potenza emotiva che gli interpreti mantengono per l'intera durata del film.



RICETTAA me i Pagliacci incutono sempre una certa tristezza ... allora ho desistito dal proporre una Torta Pagliaccio di quelle che si preparano ai bambini per le feste di compleanno. Sono orientata, invece, ad una proposta meno fantasiosa, qualcosa di tipicamente spagnolo da poter gustare con l'arrivo della stagione fredda. I Churros, dolci tipici da mangiare con la cioccolata calda.
ingredienti
250 ml di acqua
30 g di burro
½ cucchiaino di sale
250 g di farina
2 uova

Fate bollire l'acqua con il burro ed il sale . Al bollore versate in una volta sola la farina setacciata e mescolate vigorosamente il composto con il cucchiaio di legno fino a quando diventa bello liscio. È cotto quando si stacca dai bordi della pentola con facilità.Togliete dal fuoco, lasciate raffreddare il composto e poi incorporatevi una alla volta le 2 uova intere e amalgamate bene il tutto. Deve risultare un impasto liscio e lucido. Mettete ora metà del composto in una tasca da pasticciere con bocchetta grande a forma di stella . Ricavatene di bastoncini lunghi circa 20 cm. che con delicatezza farete cadere in una padella dove avete fate riscaldare abbondante olio. Fateli friggere a fuoco medio e, quando belli dorati, scolateli su della carta assorbente e serviteli subito cosparsi con lo zucchero.

http://www.spagna.cc

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