venerdì 15 ottobre 2010

IL FASCINO DISCRETO DELL'ILLUSIONISMO: THE PRESTIGE (C. Nolan, 2006)

Robert Angier (Hugh Jackman) e Alfred Borden (Christian Bale) sono due apprendisti maghi. La loro amicizia si trasforma in rivalità quando, durante un'esibizione, la presunta imprudenza di Borden causerà la morte di Julia (Piper Perabo), moglie di Angier. Alla ricerca del prestigio perfetto, l'ossessione li renderà spietati.

Magistrale nel creare un'atmosfera crepuscolare e nel dirigere gli attori sapientemente, ribaltando e giocando con la nostra idea di giustizia sui personaggi, Nolan ambienta il suo film alla fine del XIX secolo. Parlando di illusione, le riflessioni metacinematografiche sono quasi scontate. Così come le ambientazioni fin-de-siècle hanno in auge un sospetto di cambiamento in atto, o delle aspettative. Così accadde per la temibile fine del mondo agli albori del secondo millennio ma, più spesso, al nuovo secolo si chiedono progressi scientifico-tecnologici.
Il film soddisfa gran parte di queste aspettative e condensa nella figura di Tesla (un David Bowie quanto mai carismatico) la sorpresa e l'ammirazione per una mente scientifica che, nel momento stesso in cui vanifica la riuscita del prestigio negandone l'illusorietà (l'illusione della magia diviene realtà della "magia") ci consegna immediatamente la fiducia della meraviglia.

In The Prestige, appare evidente come la ricerca della perfezione, dell'illusione pura, costi ad Angier e a Borden un prezzo. Entrambi devono fare i conti con il proprio doppio ma, mentre Borden lo accetta come parte di sè, Angier ne è terrorizzato e lo distrugge. Ma il destino di entrambi è analogo. Se il primo continua a vivere avendo dovuto sacrificare Fallon, il secondo muore perchè non ha mai voluto vedere se stesso nel proprio doppio. E in ogni caso, si tratta di morte.

Lacan annoverava tra le fasi del riconoscimento di sè quella dello specchio. Teoria largamente ripresa in ambito psicanalitico-cinematografico per giustificare l'immedesimazione e, per contro, il piacere voyeristico dello spettatore al cinema. Angier nel film è ripreso più volte riflesso in uno specchio; il suggerimento ad una sua immagine multipla si risolve nella scena finale della morte. Come a dire, sebbene i suoi riflessi fossero multipli, il totale rifiuto di accettarli come parte di sè lo condanna a morirne. Così come il suo non voler accettare la soluzione del prestigio impone il non superamento di questa fase verso quella successiva. Dopo il prestigio c'è l'applauso. E la mancanza dell'applauso finale è la gabbia eterna dell'illusione.

Tornando alle considerazioni sul cinema in sè, la curiosità mi porta a scoprire che il 1899 , pressappoco l'anno di ambientazione del film, è anche l'anno di nascita di Gloria Swanson (quanto di più mortifero e metacinematografico può esserci di Viale del Tramonto ?), di Humphrey Bogart (tipico volto del noir) e di Alfred Hitchcock (superflua ogni aggiunta di commento). Esponenti di un cinema che si fa dialogo con se stesso, della messa in discussione del suo statuto e soprattutto cinema che porta in sè un tremendo presagio di morte.

Nolan conduce lo spettatore alle origini dell'illusione per poi distruggerla. Come la bambina a cui Cutter (Michael Caine) mostra la magia, lo spettatore resta incantato e totalmente rapito dal trucco, ma al suo rivelarsi non si può che pensare che il tempo dell'illusione -del cinema d'illusione- sia svanito (L'uccellino è morto, dice il nipote di Sarah). Il cinema ha svelato i suoi trucchi rischiando, ad oggi, la morte del cinema stesso nel suo potenziale effetto magico. Ma è davvero così? Con Borden che va via portando con sè la figlia, e il volto di Cutter sullo schermo i dubbi si fanno pressanti. Siamo davvero disposti a rinunciare al prestigio ora che sappiamo il sacrificio che comporta? La tecnologia di Tesla stava all'illusionismo come i sempre più innovativi innesti tecnologici stanno al cinema di oggi. Ma resta pur sempre il fatto che pur non essendoci l'illusione, una volta scoperto che il trasporto umano è realmente possibile, il piacere della visione rimane. E proprio la duplicazione e l'eterno modificarsi del trucco divengono la via di salvezza dell'illusione, il motivo per cui Borden può prendere per mano la figlia e continuare la propria vita. Così la riproduzione è nell'essenza del cinema, garantita nel perpetuo arricchimento dell'illusione primigenia.
Il prestigio si realizza con la morte di una parte del sè che si perde nel momento stesso in cui l'illusione trionfa. Ed il sacrificio per lo spettatore è la rinuncia a quella parte razionale in lotta con la necessità infantile di lasciarsi illudere. Ma è un sacrificio senza dolore perchè, più forte, resta la meraviglia del prestigio.




RICETTA.
Mi è giunta richiesta di dare spazio a ricette moderatamente caloriche. Questa volta, dunque, frenerò il desiderio di proporre un cibo che, per qualche oscuro motivo, ben si accordi a concetti quali l'illusionismo, la magia, il 1800 e consiglierò dei biscottini da accompagnare ad un buon the londinese.
BISCOTTI ALL'ANICE
1 tazza di infuso all'anice
50g uva passa
400g farina integrale
1 uovo
20g olio d'oliva
3 cucchiai di miele

Preparate l'infuso all'anice. Mettete in ammollo in acqua tiepida l'uvetta per mezz'ora. Disponete la farina su una spianatoia con al centro l'olio, il miele e l'uovo. Impastate aggiungendo l'infuso all'anice poco per volta. Dopo 5-10 minuti di impasto energico, scolate l'uvetta, frullatela ed aggiungetela al tutto. Lasciate riposare mezz'ora dopodichè stendete una sfoglia di 3-4mm di spessore. Ritagliate i biscotti nelle forme che preferite, infornate su di una teglia unta d'olio e infarinata per 20minuti in forno preriscaldato a 200°.

http://www.adieta.it/

2 commenti:

  1. Gran bella recensione per un film che ho amato tantissimo (come tutti quelli di Nolan che non a caso è il mio regista preferito) e grazie per aver approfondito il tema del doppio sul quale non mi ero soffermato mai a sufficienza guardando il film e che mi rendo conto essere invece molto importante ed interessante. Ho dovuto rinunciare alla ricetta per un odio personale che nutro per l'anice ma mi fido sul fatto che sia ottima. :)
    Continua così, le tue recensioni sono bellissime!
    Ciao
    JOJO

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  2. Grazie! THE PRESTIGE è un film talmente intenso che, mettere insieme tutte le elucubrazioni mentali che mi ero fatta, è stato davvero difficile. Temevo di aver scritto qualcosa di poco chiaro e confuso. Non immagini quanto il tuo commento abbia arricchito e gonfiato il mio ego :-))
    Scherzi a parte, mi fa davvero piacere ricevere dei commenti e discuterne anche. Quando scrivo non sempre ho la percezione di aver lanciato in rete dei concetti, e ricevere una risposta mi da l'entusiasmo di un'adolescente al primo ballo. Perciò grazie davvero JoJo, spero di risentirti. La prossima volta risponderò in modo serio e professionale...credo.
    Ciao
    Teresa

    P.S.Ma non ti piace proprio l'anice?!? :-)

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