lunedì 26 aprile 2010

La deriva del burtoniano

Attorno a Burton si raccolgono due schiere contrapposte; chi lo ama incondizionatamente, chi lo odia e lo trova puerile. Alice in wonderland (2010) ha sicuramente la qualità di confondere le due linee nemiche. Chi lo ama esce stordito dalla sala, in stato confusionale afferma che il film è bello, ma non sa dire perchè. Qualcun altro guarda sconsolato il posto vuoto sulla parete di casa, riservato in precedenza al biglietto pagato, atteso cimelio dopo mesi di speranza. Chi lo odiava neanche si è dato la pena di guardare il film ed ora gongola leggendone i commenti.
Detto ciò, chino il capo e mi dichiaro parte di quella schiera di folli che, a sangue ancora caldo, ha apprezzato il film. Passato il delirio posso parlarne con lucidità.

Alice
è un vero disastro cinematografico. Era già capitato con Planet of the Apes (2001), ma questa volta l'aspettativa era senza precedenti. Tim Burton appare stanco e demotivato. La mancanza di passione sembra aver mutilato anche Depp ed Elfman. Il primo appare folle solo nel trucco; il secondo ricicla i cori angelici che tanto impreziosivano Edward Scissorhands (1990) in una litania stanca.
E' un film giocato su incastri di cose già viste e di cose scontate. La linea di un albero e qualche scultura topiaria sono l'unica traccia riconoscibile dei gloriosi trascorsi di Burton.

Indugiare ulteriormente nei commenti al film sarebbe ribadire un concetto triste, e la mente tende a dimenticare i ricordi tristi ... come quello di Johnny Depp che balla la "deliranza". A questo punto sarebbe bello credere che, come avvenne con il capolavoro Big Fish (2003) dopo il flop precedente, all'attuale sconforto possa seguire una ritrovata fiducia nel prossimo lavoro del regista di Burbank. Resta solo un' ultima speranza, che Burton abbia finalmente reciso il cordone ombelicale che lo lega ancora alla Disney. E presto dimenticheremo anche questa Alice-Harry Potter alle prese con draghi e profezie.

Il miglior modo per riprendersi dallo shock sarebbe tuffarsi sotto una torrenziale doccia gelata. Fortunatamente gli americani hanno inventato i bidoni di gelato da tenere perennemente in congelatore per annegare ogni sorta di dispiacere. Così ho trovato una ricetta che si presta tanto alla necessità di ingozzarsi di consolante gelato, quanto alla necessità di un sapore che contrasti quello salato delle lacrime di disperazione.
Il Gelato ai Marshmallow è proprio quella "raffinata schifezza" che fa al caso nostro. Perchè schifezza? Perchè sfido chiunque a dirmi di cosa sono fatti i marshmallow. Perchè raffinata? Vedremo...
INGREDIENTI
85g di cioccolato fondente a pezzetti
175g di marshmallow bianchi
150ml di latte
300ml di panna

Mettete il cioccolato e i marshmallow in un pentolino e versatevi sopra il latte.
Mescolate a fuoco molto basso, finchè il cioccolato e i marshmallows non si saranno sciolti, quindi lasciate raffreddare del tutto.
Montate la panna e incorporatela al cioccolato con un cucchiaio di metallo.
Trasferite in uno stampo da plumcake da 450g e fate solidificare in freezer per 2 ore (potete conservarlo un mese).
Servite con frutta fresca ... oppure aggredite a cucchiaiate.

1 commento:

  1. Il nuovo film di Tim Burton mi ha deluso non poco. Ho avuto la sensazione di un film senz'anima e senza "slanci"...
    Eppure c'erano tutti i presupposti per qualcosa di interessante...quello che sorprende è il fatto che di questo film si sia parlato solo per il 3D e i suoi effetti, o al limite degli occhiali che richiedeva, ma i commenti sulle qualità (o non qualità) effettive sono rimasti confinati tra le schiere dei critici o degli esperti di settore. Mai come ora il distacco tra pubblico medio e pubblico "accorto" mi è sembrato più ampio...E' una cosa che dà molto da pensare.
    "Avatar" ha dato un risultato un po' più confortante: almeno la cura del montaggio era adeguata.
    ma si potrebbe già aprire un capitolo nuovo di teoria cinematografica, in cui il carattere visuale del 3D costringe a ripensare molte caratteristiche del rapporto cinema-realtà, cosa che viene da analizzare con il film di Cameron, molto meno con quello di Burton.
    GB

    RispondiElimina

Cerca nel blog