Titta Di Girolamo (Toni Servillo) da più di dieci anni vive nella stanza di un albergo in Svizzera. Nessuno sa che lavoro faccia, né se abbia qualche affetto ad attenderlo. Lui stesso conduce una vita silenziosa ed estremamente riservata, non si può dire che abbia degli amici, o dei nemici. Un giorno come tanti la cameriera del bar ( Olivia Magnani) ne attira l'attenzione, rimproverandolo per i modi scortesi. Nella scoperta attrazione verso la ragazza, Titta sentirà di poter cominciare una nuova vita, ma i segreti che lo tengono prigioniero non tarderanno a presentargli il conto.
Titta vive in albergo, soffre d'insonnia, una volta a settimana si droga di eroina, gioca a carte, fuma. L'albergo è un luogo sospeso. Luogo di isolamento, come una prigione, in cui l'entrata e l'uscita sono regolamentate, ed allo stesso tempo luogo di fascino, del possibile, dove le esistenze si alternano in attesa di un passaggio successivo. I coniugi della camera accanto sono altri prigionieri di quelle stanze che una volta gli appartenevano. Elencano gli oggetti perduti e quelli di cui sono ancora in possesso, divisi tra il ricordo e la speranza, incapaci di fermare il flusso di azioni metodiche che sempre si ripete e mai si definisce.
L'amore ha per conseguenza il compimento dell'attesa, la conclusione di uno stato e l'inizio di uno nuovo. Può compiersi solo nell'affermazione, dunque nella messa in atto di un linguaggio che ha cause e conseguenze, è generato e determinato dal movimento. E non un movimento che si avvita su se stesso, ma un movimento rigenerante. Titta per anni resta bloccato nei non-luoghi delle stanze d'albergo, nell'atemporalità di un periodo infinito. Siede sempre allo stesso tavolo del bar, assume eroina sempre lo stesso giorno alla stessa ora, obbedisce agli ordini sempre in modo disciplinato ed integerrimo. Poi, l'eccezione. Sedere al bancone del bar diventa la cosa più trasgressiva dei suoi ultimi dieci anni, l'eroina assunta in un giorno qualunque, ed è caos. E' di nuovo vita, è di nuovo spirito, è per forza morte.
Le Conseguenze dell'Amore è il secondo film di Paolo Sorrentino, ormai considerato indiscusso capolavoro del regista partenopeo. Un'opera che trova i suoi equilibri in un montaggio musicale, dai ritmi elettronici curati da Pasquale Catalano nella colonna sonora. Si assume il compito di tirare in ballo temi difficili e giocosi assieme, e ne deriva un concerto non solo convincente ma esaltante. Sorrentino tocca gli stilemi del genere noir e li trascende nei temi cari alla poesia quali l'amore, l'amicizia, la violenza, il bene ed il male. La cosa sorprendente è che il risultato non è pretenzioso bensì naturale nell'essersi mantenuto umanamente riconoscibile, senza fronzoli ma ugualmente ricco, vicino alle virtù quanto alle debolezze. Titta è un eroe disarmato, dagli sguardi desolati e la voce monotonale. Il volto è quello di Toni Servillo, magistrale nella parte, capace di emozionare con gli occhi intensi ed un volto pressoché immobile. Alle ultime immagini è affidato il senso claustrofobico dell'intera opera. Mentre il paesaggio inghiotte definitivamente Titta, gli occhi guardano l'orizzonte che non c'è, ad incontrare Dino Giuffré, ugualmente prigioniero della propria esistenza, suo migliore amico perché preda della stessa inestirpabile solitudine.
RICETTA
Definire Le Conseguenze dell'Amore uno dei più belli, se non il più bello tra i film italiani degli ultimi dieci anni non è azzardato. In ogni caso io lo ritengo tale -e me ne assumo ogni responsabilità!
La ricetta da abbinare deve essere poco usuale e deliziosa, leggera, gustosa e semplice. Consiglierei un piatto vegetariano.
RICETTA
Definire Le Conseguenze dell'Amore uno dei più belli, se non il più bello tra i film italiani degli ultimi dieci anni non è azzardato. In ogni caso io lo ritengo tale -e me ne assumo ogni responsabilità!
La ricetta da abbinare deve essere poco usuale e deliziosa, leggera, gustosa e semplice. Consiglierei un piatto vegetariano.
4 foglie grandi cavolo verza
2 mestoli di fagioli borlotti lessati
3 cucchiai di fiocchi di cereali misti
1 cipolla
1 carota grande
1 cucchiaino di curcuma
1 scatola di pomodori pelati
olio
sale
2 mestoli di fagioli borlotti lessati
3 cucchiai di fiocchi di cereali misti
1 cipolla
1 carota grande
1 cucchiaino di curcuma
1 scatola di pomodori pelati
olio
sale
Lavate le foglie di verza e cuocete a vapore. In un
pentolino scaldate l’olio e fate rosolare mezza cipolla affettata, poi
aggiungete la carota tagliata a dadini, i fagioli bolliti e i cucchiai
di cereali in fiocchi (se è necessario aggiungete un po di acqua di
cottura dei fagioli). Fate cuocere a fiamma moderata per 5 minuti, il
tempo che il tutto si insaporisca, versate la curcuma e aggiustate di
sale. Lasciate raffreddare l’impasto, nel frattempo le foglie saranno
cotte, non troppo morbide, apritele su un tagliere, dividete l’impasto
in 4 e ponete la quarta parte al centro della foglia e arrotolate. In
una padella scaldate l’olio con la cipolla e versateci il pomodoro e se
volete dell’origano, salate e lasciate cuocere. Cotto il sugo di
pomodoro posatevi sopra gli involtini che lascerete per 5 minuti a
fiamma bassa.
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