sabato 9 marzo 2013

UPSIDE DOWN (J. Solanas, 2012)

Due mondi speculari ed inversi, in cui ogni essere vivente è soggetto alla gravità del suolo sottostante, sono talmente vicini che uno è il cielo dell'altro e da una montagna molto alta si può quasi toccare la cima di un albero del mondo che la sormonta. Tuttavia i luoghi vivono in un rapporto di dipendenza/sudditanza tanto che uno dei due è talmente impoverito dall'altro da non riuscire quasi a sopravvivere. Adam (Jim Sturgess) vive nel mondo "povero", mentre Eden (Kirsten Dunst) vive nel mondo "ricco". Da adolescenti si incontrano proprio per aver raggiunto rispettivamente le cime più alte dei loro mondi, ma la legge non ammette che ci siano rapporti tra i rispettivi abitanti.

Mettiamo in chiaro una cosa: questo post sarà abbastanza zeppo di spoiler, non per partito preso ma perchè altrimenti non potrei esprimere al meglio lo sdegno che molte, troppe scelte registiche introdotte a caso hanno suscitato. Per chiarire il concetto bisogna prima di tutto ammettere che Upside Down è uno spettacolo visivo la cui forza poteva essere avvalorata da una storia ben pensata, e da un buon cast di attori. Fatta eccezione per l'ultimo elemento, non si può dire che la sceneggiatura sia altrettanto apprezzabile. Già analizzando la trama ci si rende conto delle potenzialità fantascientifiche di una storia che non ha solo il secolare conflitto "Montecchi-Capuleti" per motore, ma anche una serie di divieti ed ostacoli impliciti nell'eccessiva vicinanza tra due mondi opposti sin dalla basilare forza di gravità. Come a dire "se vuoi una storia d'amore impossibile, più di così è davvero difficile".

Uno dei due mondi (quello di sopra) succhia via l'energia e le materie prime dal mondo di sotto, condannando a morte chiunque da quest'ultimo provi ad infrangere anche la più banale delle regole. Inutile far notare la metafora del Nord e Sud della terra e la consueta dinamica di sfruttamento dei ricchi sui poveri. In una delle prime scene, Adam spiega che un oggetto di un mondo, se portato sull'altro, dopo poche ore (o un'ora? le versioni durante il film sono diverse) brucia. Poco dopo lo vediamo mangiare avidamente una melagrana offertagli dall'amichetta sotto-sopra senza bruciare dall'interno, ma gustandone felice il dolce succo. E ancora viene da chiedersi: se il mondo di sopra ruba il petrolio del mondo di sotto per alimentare le sue città, perchè quello stesso petrolio non prende fuoco allo scadere del suo tempo da ospite? Si tratta, infatti, di un pretesto evidentemente utilizzato in sceneggiatura solo per giustificare l'impossibilità di Adam (vestito di pesanti oggetti dell' "altro mondo" che gli consentono di andare a far visita ad Eden senza volare di sotto, attratto dalla gravità inversa) di sostare a lungo e indisturbato in casa di Eden perchè dopo poco le scarpe ed i vestiti cominciano a bruciare.

La stessa storia d'amore diventa flebile in modo imbarazzante. Lei ha subìto una caduta che dieci anni prima le aveva fatto perdere la memoria, evento rimediato miracolosamente alla vista di Adam e soltanto per accelerare lo sviluppo della dinamica amorosa. Scelta che porta via tutta una serie di implicazioni che svaniscono nel nulla insieme a tutte le "certezze" che lo stesso Adam aveva descritto nell'introduzione al film. Magicamente la gravità viene vinta da una gravidanza, i temutissimi despoti del mondo di sopra che fino ad un attimo prima uccidevano chiunque, svaniscono per aver perso il brevetto di una crema antirughe (ebbene sì, una crema che agisce sulla caduta gravitazionale della pelle), ed il mondo di sotto in un attimo sembra più ricco e popolato del mondo di sopra solo grazie alla forza dell'amore.
E pensare che se avessero ricordato che gli oggetti dell'uno possono bruciare sull'altro mondo, il film così com'è non sarebbe nemmeno esistito.

RICETTA
E che ve lo dico a fare? La ricetta "sottosopra" per antonomasia è quella di una torta che -autocombustione a parte- si può mangiare capovolta, quindi senza contorsionismi articolari per passarne una fetta agli amici del mondo opposto. È la

8 - 10 mele
150 gr di burro
150 - 200 gr di zucchero a velo
200 - 250 gr di pasta brisée
cannella

Mondate le mele. In una pentola sciogliete insieme il burro e lo zucchero, a fuoco lentissimo, avendo cura di mescolare fino a far amalgamare il composto che alla fine risulterà di un colore bruno come caramello. Togliete dal fuoco e versate in una teglia da forno. Quando il caramello sarà tiepido, disponete gli spicchi di mela fino a riempire tutta la superficie e spolverate di cannella. Coprite con carta d'alluminio e cuocete per 5 - 10 minuti. Intanto stendete la pasta brisée su un piano infarinato per uno spessore di circa 4 mm. Estraete la teglia dal forno e stendete il disco di pasta al posto del foglio di alluminio. Cuocete a 180° fino a che la pasta non risulti dorata. A cottura ultimata rivoltate la torta immediatamente su un piatto da portata. Et voilà la Tarte Tatin!

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