Un uomo (Willem Dafoe) e una donna (Charlotte Gainsbourg) fanno l'amore. Non si accorgono che il figlio è uscito dalla culla. Attratto dalla neve il bambino sale su una sedia e si sporge dalla finestra aperta per guardarla meglio, precipitando. Dopo un mese di terapia la madre ancora non riesce a superare il lutto e suo marito, psicoterapeuta, decide di curarla aiutandola ad affrontare e vincere le sue paure. Comincerà col portarla nel luogo che più teme, il bosco di Eden.
Lascia ch'io pianga
mia cruda sorte
e che sospiri la libertà
Sulle note dolenti del Rinaldo di Handel si consuma un amplesso feroce. Potentemente sottolineato dalla lentezza e dal bianco e nero. Giochi di fuochi della fotografia cullano lo sguardo. La bellezza della neve, la bellezza della pelle, la bellezza del dolore. La morte. La bellezza del silenzio.
Dolore, Ansia, Disperazione sono i tre atti tragici che scandiscono la vicenda. Simbolicamente rappresentati da tre animali totemici, Volpe, Corvo, Daino. La Volpe, favorita nell'accezione che la fa simbolo di astuzia, è qui emblema di sessualità incontrollata. Il Corvo annunciatore di morte, mentre il Daino è la vittima sacrificale. Indizi che confluiscono nel ritratto di una donna di affascinante complessità, il cui volto contratto, disteso, disperato è della talentuosa Charlotte Gainsbourg.


Scritto per se stesso, più che per il pubblico, Antichrist scaturisce dal viaggio dell'autore nell'intimo della propria depressione. Lars Von Trier, come Ingmar Bergman prima di lui (http://unfilmperdessert.blogspot.com/search/label/ingmar%20bergman), esorcizza i suoi demoni nel fare artistico. E lo fa servendosi di simbolismi e psicanalisi quasi a voler trovare una via per poterli placare col raziocinio, proprio come fa il suo protagonista. Ma sacrificare l' "anticristo", la parte più oscura di sé, non garantisce la salvezza. Zoppicanti e feriti si va avanti, ma poggiando i piedi sui corpi dei sacrifici passati.
RICETTA
La stregoneria inquisita nel corso dei secoli non era di certo il culto del Maligno, né l'allegra consumazione di riti peccaminosi ogni notte di luna piena. La storia giustamente rivisitata ci parla della celebrazione dei cicli della natura e di saperi antichi, tramandati per generazioni, sulle proprietà curative delle piante e cose analoghe. Sentendomi un pò "strega", il richiamo della mia inconfondibile natura di donna mi spinge a voler celebrare la stagione. Non andrò di certo a danzare nel bosco, né ad abbracciare l'albero dall'altro lato della strada, ma vi proporrò una ricetta a base di verdure di stagione (di Giugno...che Maggio è finito). Le streghe del nuovo millennio sono quelle che mangiano bio!
TAGLIATELLE ALLA CARBONARA VEGETALE
400g di Tagliatelle fresche all'uovo
6 Zucchine
1/2 Peperone
1 Cipolla fresca
due "alberelli" di cavolfiore
noce moscata
2 uova
parmigiano
olio
sale
pepe in grani
Lavate e affettate le verdure. Fate rosolare la cipolla in olio ben caldo ed aggiungete via via le altre verdure. Salate e fate cuocere 15 minuti a fiamma bassa e a tegame coperto. In una pentola portate ad ebollizione l'acqua salata. Intanto in una terrina sbattete le uova con pepe e noce moscata, un pizzico. Appena le tagliatelle saranno cotte, scolatele e saltate tutto in padella. Lasciate riposare per un paio di minuti, condite col formaggio e servite.